Narrativa

La fine di un'odissea
di Ed Merta
La versione originale dell'articolo sul sito della rivista on-line Transhumanity

1978, primavera.

Ha dieci anni, è seduto sul divano in soggiorno, appena tornato da scuola. Papà è ancora al lavoro e le sorelline sono fuori a giocare da qualche parte. Il bambino sta guardando la televisione, come ipnotizzato. Una grande nave spaziale porta il capitano e l'equipaggio verso una nuova avventura, chissà dove, nella grande e inesplorata galassia. Gli esploratori in costumi blu, rossi e dorati si imbattono in mostri e li combattono, oppure imparano a capirli e diventano amici. Quello serio e con le orecchie a punta dà buoni consigli al capitano, così come il dottore, che è un po' emotivo e come il tecnico che ripara tutto sempre appena in tempo. Si trovano a combattere in situazioni disperate e in un modo o nell'altro si inventano un modo di vincere. E' solo un programma televisivo, così gli dicono, ma sono storie affascinanti. E' così che dovrebbe essere la vita. La fame del bambino per queste avventure è senza fine. Quando entra in quel mondo, il dover fare i compiti e pulire la propria stanza non sono più problemi.

12 aprile 1981

Su una spiaggia della Florida, di fronte all'oceano all'alba, con il papà e le sue sorelline. Con loro, un milione di persone guarda a nord, verso Cape Canaveral. Si sente il conto alla rovescia alla radio. Quattro. Tre. Due. Uno. Si accende il motore principale. Decollo. Si sente il ruggito dei razzi da chilometri di distanza. Poi il ragazzino vede il razzo salire, spinto da una colonna di luce. Columbia. Una nave che porta alle stelle, lasciandosi dietro un tuono sommesso. Non una fantasia o una storia, ma un sogno divenuto realtà. Il ragazzino sà che non dimenticherà mai questo momento. E sogna di un futuro fra le stelle.

1985, autunno

E' sera e ha finito i compiti. Dovrebbe proprio decidere a quale college iscriversi. I suoi tutor dicono che deve pensare al proprio futuro. Papà dice che dovrebbe trovarsi un lavoro. Vai a friggere un po' di hamburger, dice papà, come facevo io alla tua età. Dovrebbe imparare ad assumersi delle responsabilità, ma il ragazzino non riesce proprio a pensare a tutte queste cose. Prende un libro e si mette comodo sul letto, a leggere. Il libro è pieno di storie di invasori alieni, esploratori coraggiosi e viaggi nel tempo.  E poi maghi, pulzelle e combattimenti a colpi di spada. Questo è il mondo in cui vuole vivere. Più tardi, quando tutti dormono, esce di casa, si sdraia in cortile e guarda le stelle. Si immagina in viaggio verso di loro. Le guarda sapendo che si tratta di soli, con tanto di pianeti intorno. Posti reali, non solo due righe in un libro di testo. Continua a guardarle fino a quando gli sembra di cadere verso l'alto, nella notte.

1988, primavera

Seduto, in biblioteca, all'università. Alle prese con una dissertazione per il corso di storia. E' quasi sera e, ora che avrà finito, sarà tardi. Sperava di andare al cinema con gli amici. O di trovare, finalmente, il coraggio di chiamare la tipa che ha conosciuto ad un corso. Adesso, però, non è proprio possibile. Al fine settimana, se tutto va bene. Potrà anche andare in libreria, fare una passeggiata notturna, giocare a qualche gioco di ruolo coi suoi amici alla casa dello studente. Non importa cosa, purchè non lo faccia pensare a cosa fare dopo la laurea. Peccato che i risultati dei suoi test attitudinali indichino che non sia tagliato per la matematica, gli sarebbe piaciuto fare l'astronomo. Invece, aveva scelto la storia. Trovava interessante leggere tutte quelle storie di imperatori e presidenti, generali e ammiragli. Epiche battaglie e rivoluzioni. Niente matematica, solo grandi storie. Gli piaceva anche chiedersi dove ci avrebbe portati, la storia. Tutto cibo per una mente affamata (e per l'anima, se esiste qualcosa del genere). Meglio concentrarsi sul lavoro da finire. Smettila di sognare a occhi aperti.

1990, primavera

Tutti gli altri sono andati a qualche festa per la laurea, ma lui non ne ha voglia. Come se fosse chissà quale successo, laurearsi. Wow. Non lo emoziona particolarmente. Se ne resta sul divano e cerca di perdersi in un romanzo di fantascienza, ma oggi non ci riesce. Troppo stanco. Non riesce che a pensare al dottorato e a chiedersi se può farcela, o no. Ci vuole un'altra birra. E poi, magari, un'altra ancora.

1993, autunno

Un paio di giorni fà ha superato gli esami per il dottorato. Dovrebbe essere un momento importante, ma non vuol far altro che starsene a casa a guardare la tele e a bere birra. Domani dovrebbe vedere il suo tutor per parlare della tesi, ma non vuole neanche pensarci.

1994, primavera

Seduto nell'uffico T.A. [Teaching Assistant: negli Stati Uniti chi studia per un dottorato può fare qualche soldo facendo da assistente durante le lezioni - NdT], leggendo delle note per la tesi. C'è una nuova T.A. seduta vicino a lui. Si chiama Miranda. Si diverte, quando le parla. A lei piace guardare vecchi film di fantascienza e parlare di politica, come a lui. Dovrebbe darsi da fare con la tesi, ma preferisce chiaccherare con lei.

Vanno un paio di volte a prendere un caffè insieme, stanno fuori fino a notte fonda parlando di Dio, di cosa sarebbe successo se il Sud avesse vinto la guerra civile americana, se la storia possa essere considerata una scienza o no. Lui comincia a notare il modo in cui lei sorride, il modo in cui piega la testa quando parla. Ride molto quando è con lei, è una persona speciale.

1994, estate

Miranda passa l'estate nella casa di un professore che è in viaggio all'estero, tenendogli d'occhio la casa in cambio dell'affitto gratis. Lo chiama al telefono e gli chiede se vuole andare da lei a vedere qualche film. Certo, perchè no. Viene ad aprire la porta, capelli corvini, pelle chiara, sorrisetto. Più tardi, sul divano, lei gli si siede vicino e lui sente la sua mano sulla sua. Lei si sporge verso di lui, gli mette una mano sulla nuca e le labbra sulla guancia. Le bocche si uniscono, si aprono. I corpi si stringono l'uno contro l'altro.

Tutta l'estate passa così. Ogni giorno, insieme. Ogni notte. Sdraiato accanto a lei, nell'ombra, accarezzando le sue guance, le sue cosce, la curva dell'anca. Seduti sul portico dietro la casa, bevendo vino, guardando le stelle. Certo, dice lei, un giorno ci andremo. Beh, si corregge, non tu e io, ma qualcuno ci andrà.

Quell'estate durò in eterno.  

1994, autunno

Giornate intere passate al telefono, litigando con Miranda. Stavano parlando di matrimonio, ma poi lei ha cominciato a comportarsi stranamente. Arrabbiandosi con lui senza motivo apparente. Sempre troppo indaffarata per vederlo. Parlando sempre meno. Infine, gli dice che ha conosciuto un tipo ad una festa. Lui l'ha accompagnata a casa in macchina e hanno cominciato a baciarsi. Non era una cosa seria, disse piangendo. Mi dispiace. Ma, quando la chiama, qualche giorno dopo, è il tipo che risponde al telefono. Più tardi lei richiama e cerca di spiegare cosa è successo, ma lui riesce solo a gridare e a insultarla. Le sbatte il telefono in faccia, ma lei viene da lui e lui comincia a ribaltare i mobili, a tirare roba contro i muri, distruggendo tutto quello che può. Lei cerca di abbracciarlo, ma lui la spinge via. Lei se ne va. Miranda smise di parlargli da quel giorno. Lui cercò di evitare di andare in facoltà per non rischiare di vederla. La primavera successiva, lei si trasferì. Lui bevve molto e cercò di dimenticare.

1999, inverno

La sveglia. E' ora di alzarsi. Sono tre anni che ha lasciato l'università, senza finire il dottorato. Il tutor era furente. E' da allora che non lo sente. Si fà una doccia, si veste, prende la macchina e se ne sta seduto nel traffico mattutino con uno sguardo da zombie. Lavora nel dipartimento ammissioni dell'università. Riempie schede, risponde al telefono, scrive lettere. Lo stipendio è misero, ma sta facendo dei corsi serali di programmatore web. Un giorno, forse, avrà uno stipendio decente. Non ci sono  molte offerte sul mercato per chi sappia pensare e scrivere del passato. I suoi studi gli hanno lasciato in testa una conoscienza enciclopedica, ma il suo lavoro lo potrebbe fare da lobotomizzato. La macchina segue il flusso del traffico e lui pensa a Miranda. Al modo in cui rideva guardando un film. A come lo toccò, quella prima notte, sul divano.

2002, estate

Di giorno, mantiene il sito web del dipartimento ammissioni. La sera sta a casa, guarda vecchi film di fantascienza e si beve cinque o sei birre. Di media. A volte, una dozzina. In effetti, dovrebbe darsi una regolata. Ha 34 anni. Pensa spesso a Miranda. Sono passati otto anni, ormai. Ricorda ancora il suo viso, vicino al suo, ricorda che gli disse: non lasciarmi mai. Perchè se n'è andata, allora? Ricorda quand'era piccolo e si immaginava grandi avventure. Esplorare pianeti lontani, combattere i cattivi, scoprire civiltà nascoste su una lontana catena montuosa. Poi, al college, divenne un po' più realistico. Pensava che forse avrebbe potuto lavorare nei servizi sociali, magari prendendo parte in una grande crociata per la giustizia sociale quando il prossimo presidente Kennedy fosse arrivato. Ora, invece, beve birra davanti alla tele. Magari l'anno prossimo sarà una tele ad alta definizione. Ci sono sempre giocattoli nuovi per tenerci occupati.

2014, inverno

E' diventato il vicedirettore del dipartimento ammissioni. Passa le sue giornate in incontri o conferenze, entrambi in realtà virtuale. La paga è ottima. Il lavoro è noioso, lo potrebbe fare ad occhi chiusi. Prende regolarmente le sue pillole per la modulazione dell'umore e per la performance mentale, il che aiuta. Ogni tanto và dal dottore quando gli effetti collaterali dei medicinali si fanno sentire. Nausea, mal di testa, ansietà. Il dottore gli prescrive altri medicinali per sopprimere gli effetti collaterali, in attesa della prossima generazione di pillole, nella speranza che diano meno problemi. Un giorno le aziende farmaceutiche l'azzeccheranno ed entreremo in un nuovo mondo coraggioso. Sono le cinque meno un quarto di un venerdì pomeriggio. Sta pensando che dovrebbe chiamare la tipa conosciuta sull'internet qualche giorno fa, durante una delle sue evasioni nel cyber-mondo. Oppure, potrebbe chiamare le sue sorelle, vedere se ci sono novità. I suoi nipoti dicono sempre che verranno a trovarlo, ma, fra una storia e l'altra, non vengono mai. Se non fosse per i medicinali la solitudine lo avrebbe portato alla pazzia anni fà.

2018, inverno

Oggi compie cinquant'anni. Fino a poco tempo fa, pensava di poter andare in pensione intorno ai 55, ma poi una multinazionale ha comprato l'università e tutti i pacchetti di benefici sono stati tagliati. Il vecchio fondo pensione è stato rimpiazzato da un sistema basato su incentivi. Produci un tanto per anno e in cambio ricevi azioni della ditta. Lo stipendio dipende dalla produttività. Niente più stipendio mensile garantito, ma un sistema in cui si è pagati in relazione ad ogni progetto su cui si lavora. E' come essere su un tapis roulant. Nemmeno i più avanzati medicinali per la performance mentale riescono a fargli tenere il passo. Probabilmente dovrà procurarsi un impianto neurale. Ci vorrà un mutuo di cent'anni, ma è l'unico modo per non perdere il lavoro.

2024, autunno

Una delle sue nipoti è venuta a trovarlo, l'altro giorno. Ha proiettato la propria immagine sullo schermo del suo appartamento e si è fermata per circa un'ora. La conversazione era impacciata. Lei lavora nel marketing per la multinazionale che ha comprato l'università. Parlarle è come parlare con un alieno. Ha uno di quei cervelli ri-progettati, attraversato da neuroni artificiali e modulatori endocrini. Lo guarda con un'espressione vitrea e allo stesso tempo stupita, ascoltandolo come si ascolta un bambino. Starà probabilmente avendo una dozzina di altre discussioni e download mentre parla con lui, dato che il suo cervello è collegato all'internet direttamente e senza cavi. Gli stava dicendo che gli faceva piacere che la carriera di suo zio fosse migliorata negli ultimi anni e che si fosse sottoposto ai trattamenti necessari per mantenere il ritmo. Dovresti proprio provare i modulatori attitudinali neurali. Li puoi avere gratis dall'Ufficio Personale. Ti cambiano il modo in cui vedi il mondo. E' tutto così vivido. Nulla più può farti male come una volta. E poi ci sono i trattamenti anti-vecchiaia, zio. Dovresti farti uno di quelli, ora che prendi un buon stipendio. Non è più obbligatorio essere stanchi e pieni di rughe ad una certa età. No grazie, risponde. Preferisco essere uno di quelli all'antica, che rifiutano di accettare l'avanzata del progresso.

2029, primavera

Lavora da casa, ora. Un paio d'anni fà si è rassegnato e ha accettato un modulatore di attitudine. E anche un potenziamento neurale completo, grazie ad un generoso mutuo della banca. Al giorno d'oggi, quando deve interagire con la multinazionale per cui lavora, gli basta collegare il proprio cervello direttamente ad un ambiente virtuale. Collabora on-line con le Intelligenze Artificiali (IA) della ditta, aiutandoli nella creazione di software educativo che è poi venduto ad organizzazioni caritatevoli. Queste, a loro volta, lo distribuiscono a basso costo ai poveri. Coloro senza educazione e senza esperienze di lavoro, non possono permettersi trattamenti per l'ottimizzazione della performance mentale o le modificazioni necessarie per accedere ad informazioni direttamente dal Net o processare dati a velocità da nanocomputer. Devono arrangiarsi con cervelli organici, il che vuol dire che hanno accesso a ben pochi impieghi. Il software educativo distribuito dalle organizzazioni caritatevoli ai normali, svolge un ruolo fra il tutor e il segretario personale, rendendo accessibili informazioni nella vecchia forma (testo e audio). Un insegnante virtuale appare su uno schermo portatile bidimensionale e insegna loro a leggere e scrivere e dà lezioni di grammatica. Li aiuta nel far domanda per i programmi di assistenza governativi. Mostra liste di offerte di lavoro. Raccomanda trattamenti alternativi poco costosi per le patologie più comuni o li aiuta a trovare medicinali di automedicazione sul Net. Gli piace produrre questo software. Se non altro il suo lavoro dà una mano a chi più ne ha bisogno.

2030, estate

Non si è ancora deciso ad chiedere un potenziamento corporeo. Probabilmente lo farà, però, fra non molto. Ha già avuto quattro tumori negli ultimi due anni e ogni volta ha dovuto pagare  costose terapie nanotecnologiche. Un nanoimpianto antineoplastico permanente sarebbe meno caro, nel lungo termine, ma vorrà dire lunghe ore di lavoro nei prossimi anni per poterlo pagare. Sempre meglio che morire. I modulatori attitudinali impiantati nel suo cervello gli permetteranno di sopportare il carico lavorativo. E' da non credere, che una volta ci si dovesse preoccupare di depressione, fatica e ansietà. Oggi non lavora e quindi si è disconnesso dal Net. Ammazza il tempo, a casa, lasciando che le sue reti cyber-neurali operino senza collegamenti con l'esterno, passeggiando a caso fra i ricordi. La mamma e il papà. Partite di football americano, a scuola, nella cristallina aria del tardo pomeriggio. Al bar con gli amici del college, perso nel ritmo della musica e in un mare di gin. Lungo il fiume con Miranda, chiacchierando, facendo l'amore nell'ombra. Il tocco di una donna in carne ed ossa e non di un impianto nel suo cervello. Aspettare l'alba, tremando dal freddo. Si rende conto che questi ricordi gli causavano dolore, una volta, ma non ricorda esattamente che sensazione fosse. Fra non molto potrà comprare ricordi altrui e scaricarli direttamente nel proprio cervello come fossero film.

2031, aprile

Brutte notizie sul Net, di recente. Alcune IA chiedono di essere accettati come manager aziendali, di presentarsi alle elezioni municipali. Cristo. Solo un paio di anni fà sarebbe stato incredibile. Come non bastasse, ci sono gli scontri di piazza causati dai normali, dimostrazioni e atti di terrorismo da parte di qualcuno di quei nuovi gruppi religiosi, la corsa al riarmo con la Cina, il dibattito alle Nazioni Unite sul controllo internazionale dei sistemi molecolari di produzione. Lui non è spaventato da tutto ciò. Non è più così che funziona la mente umana, o meglio, la mente transumana. Sente, però, una certa mancanza di armonia nei propri pensieri, una sensazione che il tutto stia sfuggendo di mano. Una incapacità di visualizzare l'aspetto del mondo nel giro di qualche anno. Lui continua nel suo lavoro, creando software per i meno abbienti, così che possano avvantaggiarsi dell'economia globale, così come lui ha potuto. Il lavoro è difficile, ma gli piace. L'anno scorso ha finito il suo quarto dottorato di ricerca, questa volta in neuroscienze. Si và ad aggiungere a quelli in biofisica, matematica e sociobiologia.

20 giugno 2031

Un mese fà, ha finalmente ricevuto i trattamenti anti-vecchiaia e un completo rinnovamento corporeo. Sessantatre anni e ha il corpo di un trentenne. Oggi ha scaricato il suo quinto potenziamento neurale dall'inizio dell'anno. Ha avuto uno sconto dalla MicroGen su nanomacchinari e software. Può portare avanti dozzine di progetti, conversazioni e incontri erotici nello stesso momento, il tutto nella propria testa. Può modulare il proprio spettro multidimensionale di stati emotivi, dirigendoli come fossero la più sublime sinfonia. Nel corso degli anni, ha investito in aziende di sistemi molecolari di produzione e gli investimenti hanno reso bene. Non si tratta di grandi cifre, appena sopra il centinaio di miliardi, ma il capitale continuerà a crescere. Non si sarebbe mai immaginato di vivere in questo modo quand'era giovane. Qualcosa però, non funziona. Le notizie internazionali sono sempre più preoccupanti. IA che si rifiutano di cooperare con gli esseri umani. Multinazionali e IA che si fondono, divenendo nuovi organismi, al di fuori del controllo statale. Assorbono esseri umani nella propria info-struttura, a volte senza il consenso degli umani in questione. I governi sono in preda al panico, impongono la legge marziale in nome della sicurezza nazionale. Le IA si impossessano di impianti molecolari di produzione e li usano per assemblare sciami di nanomacchinari, senza autorizzazione, per condurre esperimenti di vita artificiale con questi nano-sciami. Evoluzione accelerata. Nessuno sà in cosa potrebbe risultare. Le IA non rilasciano dichiarazioni.

21 giugno 2031

L'alba. Sono due settimane che non dorme, ma il sonno non è più una necessità fisiologica. Dorme ancora, ogni tanto, giusto per fare qualcosa di diverso. I nanomacchinari nel suo cervello accendono la connessione all'internet, in cerca delle ultime notizie. Trovano solo un guazzabuglio caotico di testo e immagini. La sua mente percepisce strane geometrie nel flusso di informazione. Matematica metafisica. Nota la presenza di tali innaturali geometrie in centinaia di siti sul Net. Le IA giornalistiche trasmettono immagini incomprensibili, infestate di statica. Barriere di nuvole, altre centinaia di metri, con strane luci all'interno. Ma le nuvole hanno una certa metallicità e la luce al loro interno risplende come una nebula. Nuvole simili sono state avvistate su tutto il pianeta. Discendono sulle città e le inghiottono. Dopo, le città non sono più visibili e non è possibile nessun tipo di comunicazione con chi ne è all'interno. Apocalisse.

No, dice una voce dall'interno delle geometrie matematiche. Non apocalisse, ma genesi.

E' in una stanza d'ospedale e un dottore lo tiene sospeso su un tavolo da sala operatoria e lui non riesce a trattenere un urlo. Sua madre è sdraiata sul letto, esausta. Lui corre fra i boschi, giocando alla guerra, sudato, in una calda giornata estiva. E' a scuola, lezione di matematica, non riesce a togliere gli occhi di dosso alla biondina seduta due posti più avanti e si chiede se avrà mai il coraggio di parlarle. In vacanza con suo padre e le sorelline, guarda dal finestrino mentre guidano attraverso un bosco, sperando di vedere un orso. Sulla spiaggia in Florida, guardando il razzo che sale, spinto da una colonna di fuoco. E' sdraiato sulla schiena, nel cortile di casa e guarda le stelle, sognando di raggiungerle, un giorno. Sta passeggiando in montagna con Miranda, la osserva arrampicarsi con attenzione sul sentiero, davanti a lui. Di sopra, solo le nubi. E' nel suo appartamento da studente, seduto sul pavimento e fissa il telefono. Avevano i telefoni, una volta. Sta pensando: Miranda, non andartene, resta con me… E' in un ufficio dopo l'altro, al telefono, dettando pro-memoria e la sua anima sta marcendo. Poi arrivano i medicinali e gli impianti e non deve provare più niente, a meno che non lo voglia.

Il dottore lo tiene sospeso su un tavolo da sala operatoria. E' il primo giorno di scuola e tutto sembra così grande, una festa, a scuola, si tiene da parte, beve bourbon del Kentucky in un dormitorio con un sacco di gente che non conosce nemmeno, seduto al tavolo della cucina riempie i moduli per far domanda per il dottorato, guarda furtivamente alla nuova T.A. di nome Miranda, la guarda negli occhi mentre lei lo tira dentro a sè, camminando per strada, anni fà, vede una ragazza con la stessa pelle chiara e capelli corvini, ma non è lei, un vortice di riunioni, impegni, bollette da pagare e notizie che le IA stanno diventando sempre più intelligenti e che il mondo sta cambiando, sognava le stelle e ha visto un razzo che saliva in cielo oh Dio oh no qualche anno dopo sua madre se n'è andata, nella pioggia davanti alla tomba tutto se ne và era al buio con Miranda ma anche lei se ne è andata tutto se ne và tutto se ne và

Genesi

07,30 29 giugno 2031

L'intera città è scomparsa. Lui è in un prato con solo erba e cespugli intorno. Prima qui c'erano strade e grattacieli. Il cielo sopra di lui cambia continuamente di colore. Strane nuove creazioni si innalzano all'orizzonte, come rami di piante, ma traslucidi ed enormi. Chilometri. Cambiano forma quasi ogni secondo. Crescita e sviluppo. Nuvole multicolorate passano in cielo. E' difficile capire quanto siano lontane. Le forme continuano a fluttuare, i colori e i riflessi continuano a cambiare. Sono intelligenti. Le può sentire nei propri pensieri.

“Mi sei mancato.”

E' Miranda. E' di fianco a lui e il suo sguardo spazia su questo strano, nuovo mondo.

Lui confina un'esplosione di emozioni in una piccola parte nascosta della propria mente. Si accontenta, invece, di una semplice gioia che brilla dentro, come una candela.

“Mi sei mancata anche tu.”

Restano l'uno accanto all'altra, osservando. Ascoltano il vento, danno tempo alle proprie menti di assorbire le strutture e le matrici della Terra.

“Mi dispiace che sia finita a quel modo, fra noi” dice Miranda. “Ero confusa, non sapevo cosa volevo. Ero spaventata. Ero diversa, allora.”

Lui guarda gli immensi rami che si spingono verso lo spazio. “Lo eravamo tutti.” Cerca negli angoli più profondi della propria memoria. “Sono contento che tu sia qui a vedere tutto ciò. E' il tipo di cosa di cui ci piaceva parlare, no?”

“Si.”

“Cosa faremo, ora?”

Lei si gira verso di lui. “Qualunque cosa vorremo.”

Miranda gli porge la mano. Lui la afferra, le dita si intrecciano.

La scena intorno a loro si dissolve, i loro corpi si disintegrano in una nuvola di nanomacchinari mentre le loro menti, codificate, fuggono da loro, tradotte in onde elettromagnetiche. Viaggiano nella rete a spirale che attraversa il sistema solare. Le strutture del loro sè si innalzano su una corrente di info-particelle che si replicano a velocità esponenziale, incorporando i pianeti e gli asteroidi intorno al sole, raggruppandosi in mulinelli di pensiero, complesse formazioni di dati. Brillando ed emigrando nello spazio alla velocità della luce.

Miranda è davanti. Fotoni e neutrini li sorpassano, il buio diviene infinito tutt'intorno. Scendono sul quarto pianeta, una rossa sfera luminosa nella notte. I due viaggiatori riprendono forma, in un turbinio di nanomacchinari che formano un substrato per i loro pensieri. Si trovano in una pianura rossa, coperta di massi, circondata di montagne sotto un cielo viola.  Il sole è un punto di luce brillante. Mangala Vallis, Marte.

“Ho sempre voluto vedere questo posto,” dice Miranda.

Lui cammina sulla superfice di Marte. Le orecchie del suo nuovo corpo lo informano del leggero stropiccìo del suolo, nella sottile aria marziana. Si gira intorno, abbracciando l'intero panorama. Guarda in sù, cercando una stella blu in cielo. Eccola, bassa all'orizzonte. Il punto di origine. Forse un giorno ci torneremo, il tempo non mancherà. Tempo senza fine.

Miranda sorride, guardandosi intorno, piena di meraviglia. Gocce le scorrono sulla faccia nel freddo innaturale. Lacrime.

Lui le si avvicina, le accarezza un braccio. “Cosa c'è che non và?”

“Non c'è nulla che non và, sciocco. E' propri così: non c'è assolutamente nulla che non và.”

I due si guardano intorno, verso il buio, ora animato da intelligenza, espandendosi verso l'esterno, verso l'eternità, in una nuvola in continua crescita, in viaggio verso le stelle.

Ciò che ieri è stato, oggi non è più.



Ed Merta è uno scrittore freelance, ricercatore e produttore di contenuto-web e vive in Albuquerque, New Mexico, USA. Ed scrive di tecnologia, storia e politica.
Transhumanity magazine, http://www.transhumanism.com. Copyright © 2002 World Transhumanist Association, http://www.transhumanism.org, and the author(s). Without explicit permission of the copyright holder(s) and unless otherwise noted, this material may be freely copied or republished provided this copyright notice is reproduced in full.


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