La prospettiva dell'immortalità, di Robert Ettinger

5. Crionica e religione

A prima vista, si potrebbe pensare che molte persone di fede potrebbero provare ripugnanza per il progetto crionico (o "ibernazione" umana) e che quindi lo rifiuterebbero in quanto immorale. Dopotutto,  il programma potrebbe sembrare, sotto diversi aspetti, incompatibile con la religione, ma solo se analizzato superficialmente.

Innanzitutto, il considerare la morte non come qualcosa di assoluto e definitivo, ma soltanto come un fenomeno quantitativo e reversibile, sembra in contrasto con la nozione di "anima" e con il dualismo corpo-spirito, il quale ha un importante ruolo nella maggior parte delle religioni. Non si potrebbe forse affermare che una persona riportata in vita dal particolare stato di animazione sospensa offerto dalla crionica sarebbe un mostro senz'anima o uno zombie? Non sarebbe un sacrilegio resuscitare un cadavere e quindi richiamare un'anima dal luogo in cui essa ha trovato rifugio?

In secondo luogo, nel progetto crionico è implicita l'affermazione che l'uomo moderno non si trova al vertice dell'evoluzione, ma rappresenta soltanto un gradino della scala evolutiva: non solo si è evoluto da forme di vita meno progredite, ma continuerà ad evolversi con l'uso di varie tecnologie  biologiche e bio-ingegneristiche, sia come razza che come individuo, trasformandosi profondamente sia interiormente che esteriormente. Ciò non mette forse a dura prova l'idea dell'uomo creato a immagine di Dio? Può un cristiano ammettere che Gesù, nella sua forma umana, non rappresentasse la vetta dell'evoluzione?

Inoltre, alcuni ecclesiastici temono lo spettro subdolo del temporalismo, che vedono insinuarsi ovunque. Davanti alla prospettiva di una vita fisica illimitata, i fedeli non dimenticheranno forse l'immortalità dell'anima? Non si volgeranno in massa al materialismo? Non adoreranno soltanto il vitello d'oro?

A queste domande se ne aggiungeranno spontaneamente altre, secondarie e ad esse collegate. Tuttavia sono convinto che, per quanto possano sembrare difficili, esse si scioglieranno come neve al sole, lasciandosi dietro soltanto una nebbiolina che non scomparirà però per lungo tempo.

La resurrezione non è una novità

Centinaia di persone sono state resuscitate, senza grandi clamori e senza destare polemiche circa il luogo in cui la loro anima avesse trovato temporaneo rifugio. Si tratta di vittime di annegamenti, asfissie, malattie di cuore, etc, che, dopo aver subito una morte clinica, sono state riportate in vita con respirazione artificiale, massaggio cardiaco, stimolazioni chimiche o elettriche e altri metodi. Un caso particolarmente interessante è quello di Roger Arnsten, un bambino norvegese che annegò nel 1962 e che rimase senza vita per circa due ore e mezzo, di cui ventidue minuti circa passati sott'acqua.

In un freddo giorno d'inverno, Roger, che aveva allora cinque anni, cadde in un fiume ghiacciato. Dopo l'annegamento la sua temperatura corporea continuò a diminuire, arrivando probabilmente sotto i 23,5 °C. Naturalmente tale ipotermia impedì il rapido deterioramento del cervello. Il dottor Tone Dahl Kvittingen praticò la respirazione artificiale inserendo un tubo nella trachea e riattivò la circolazione sanguigna con la compressione ritmica del torace. All'ospedale, un ago dotato di elettrodo fu introdotto nel cuore e non rivelò alcun battito, ma i tentativi di resuscitare il piccolo furono continuati anche con trasfusioni di sangue. Circa due ore e mezza dopo l'annegamento, il battito cardiaco naturale ritornò. Roger non riprese conoscienza per circa sei settimane e rimase temporaneamente cieco; agli inizi sembrava anche avesse subito danni cerebrali, ma raggiunse infine una guarigione quasi completa. Rimasero soltanto una lieve mancanza di coordinazione muscolare e qualche insignificante danno alla visione periferica. (58)

Eppure nessuno si preoccupò dell'anima del piccolo Roger. Forse Dio, sapendo che egli sarebbe poi resuscitato e che non si trattava quindi di una morte vera e propria, permise all'anima di restare nel corpo? Oppure la tenne per così dire "in deposito" e la rese al corpo al momento della resurrezione? Se l'anima abbandonò temporaneamente il corpo, lo fece in uno stato di incoscienza? Nessuno può rispondere e nessuno sembra volersene fare un problema.

Perché allora ci si dovrebbe preoccupare dell'anima di coloro in sopensione crionica? La durata dell'interruzione dell'esistenza non può essere il motivo: per Dio un periodo di trecento anni non è altro che un batter d'occhio e non presenta difficoltà maggiori di un periodo di due ore e mezza.

Il problema, quindi, tranne per l'aspetto quantitativo, non è nuovo e le comunità religiose hanno già tratto le loro conclusioni al proposito, riconoscendo implicitamente che il ritorno alla vita, anche quando richiede l'impiego di mezzi estremi, non è che un modo di prolungare la vita stessa. La "morte non definitiva" perciò non può considerarsi una morte autentica.

La questione delle intenzioni di Dio

Senza dubbio, in alcuni ambienti religiosi profondamente conservatori, si obietterà che la crionica (o "ibernazione") è "innaturale" e che il ritorno in vita dei cadaveri non era "previsto". Le risposte a simili obiezioni sono evidenti, ma ce ne occuperemo ad ogni modo.

Parte della risposta è contenuta nella versione moderna di una vecchissima barzelletta. A una pia vecchietta non piace l'idea che gli astronauti tentino di lasciare la verde Terra creata da Dio per conquistare lo spazio. "È contro la volontà di Dio che l'uomo tenti di vivere in cielo, raggiunga la Luna, Marte, etc. Perché non se ne sta tranquillamente a casa a guardare la televisione, come era nelle intenzioni di Dio?"

Una versione meno recente della stessa battuta riguarda il modello T di Henry Ford: "Se Dio avesse voluto che l'uomo corresse a sessanta miglia all'ora lo avrebbe creato con le ruote, invece che con le gambe!"

Questo atteggiamento smette di essere divertente nel caso di certe sette che combattono "le interferenze" dei medici, proibendo perfino di mettere il nitrato di argento negli occhi dei neonati, poiché, secondo le loro teorie, è nelle intenzioni di Dio che il bambino di una madre affetta da gonorrea diventi cieco.

L'andare contro natura fa parte della natura dell'uomo. Le bestie vivono, anche se miserabilmente, in armonia con la natura, ma l'uomo lotta per migliorare se stesso e il proprio ambiente. E' simplistico, però, affermare semplicemente che "Dio dà all'uomo un cervello perché ne faccia uso", perché questo discorso potrebbe valere anche, per esempio, per l'appendice. Inoltre, la questione non è soltanto se sia il caso di usare il cervello, ma anche come usarlo. Nondimeno, gli ecclesiastici di molte confessioni sono convinti che il progresso della scienza non implichi un allontanamento da Dio.

Il dottor G. Ernest Thomas, direttore spirituale del General Board of Evangelism della chiesa  Metodista, ha scritto: "La religione ha bisogno della scienza... Gli scopi di Dio sono messi a fuoco più chiaramente da ogni nuova scoperta scientifica... Perché, secondo la religione, a Dio sta a cuore che l'uomo realizzi le sue massime potenzialià non meno del funzionamento ordinato degli astri... la religione onora Pasteur, Lister, Koch, Einstein e altri uomini di scienza; essa riconosce che lo scienziato partecipa al realizzarsi dei disegni di Dio nel mondo... Io riconosco il fatto che la scienza detiene il segreto di una vita piena, quale l'uomo non ha ancora conosciuto". (118) [Il corsivo è dell'autore]

Tuttavia ciò non significa che ogni attività della scienza, e tantomeno ogni attività scientifica, sia necessariamente positiva: alcune riflessioni sul rompicapo dell'"anima" potrebbero essere utili per convincere i dubbiosi che la crionica non rappresenta un peccato.

Il mistero dell'anima

Oltre a essere interessante per se stesso, specialmente per quanto riguarda il problema dell'identità che tratteremo più avanti, un breve sguardo a questa oscura questione servirà a uno scopo importante: senza negare che l'anima possa esistere, intendo dimostrare che la sua definizione è talmente vaga che nessuno, per quanto religioso, può affermare di averne una conoscenza profonda e tanto meno dettare direttive morali riguardo ad essa.

Al giorno d'oggi è ovvio che le persone religiose e intelligenti compiono solo superficiali tentativi di definire l'anima. Essa è soltanto un altro mistero divino, che affonda le sue radici nella fede, nella rivelazione e, soprattutto, in una specie di oscura tradizione. Gli essere umani la possiedono, gli animali no (o piuttosto dovremmo dire che le anime si rivestono del corpo dell'Homo sapiens, ma non del corpo degli animali appartenenti ad altre specie).

Quando avviene la congiunzione fra corpo e spirito? Il dottor George W. Corner sostiene: "... la maggior parte dei teologi della chiesa cattolica romana, dei rabbini della corrente ortodossa e di alcuni protestanti, sostengono che l'anima sia infusa nel corpo al momento del concepimento. Per i cattolici, la perdita di un embrione (anche se di dimensioni talmente ridotte da poter essere visto solo al microscopio e della cui esistenza neppure la madre sia ancora consapevole) significa che l'anima di un nuovo essere dovrà restare per sempre nel limbo, al  di fuori delle porte del paradiso". (14)

Quando le conoscenze mediche erano meno avanzate, le idee sull'anima differivano da quelle attuali in modo corrispondente. Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino hanno scritto che l'embrione riceve la sua anima nella settima o nell'ottava settimana di vita embrionale, cioè circa  nell'istante in cui diventa chiaramente riconoscibile come umano. (14)
Nel 1677, Anthony van Leeuwenhoek considerava lo spermatozoo un embrione rudimentale. I suoi seguaci ritenevano che ciascuno spermatozoo fosse un omuncolo, dotato esso stesso di testicoli che portavano spermatozoi più piccoli, e così all'infinito. Su questo era basata l'affermazione del filosofo tedesco Leibniz, secondo il quale il primo uomo conteneva, nei propri genitali, tutti i suoi discendenti, comprese miriadi di anime in attesa del proprio turno. (14)

Dopo aver gettato questo brevissimo sguardo sulla storia, possiamo dedurre che le varie nozioni di anima hanno sempre seguito, non preceduto, la scienza e che senza dubbio sarà così anche in futuro. Anche i teologi impegnati si trovano in difficoltà nello speculare sulla questione dell'anima. Consideriamo il seguente tentativo, insoddisfacente anche se bene intenzionato: "Chi si oppone ai materialisti pone l'accento su di un altro genere di realtà, non accessibile ai sensi... ma soltanto alla mente... un mondo immateriale o spirituale, accessibile soltanto alla ragione e non ai sensi... come quando si pensa ai numeri e alle figure geometriche e ad altre astrazioni, quali, per esempio l'unità, la libertà e l'amore, nessuna delle quali può essere vista, sentita, toccata o fiutata. [A questo regno] appartiene l'anima dell'uomo... al pari di Dio e tutti gli altri esseri spirituali esistenti." (41) (Le citazioni sono riportate leggermente fuori ordine.)

Certamente l'autore non intende affermare che Dio sia soltanto un'idea astratta: altrimenti, se Egli esistesse, Egli non potrebbe agire, se non attraverso la mediazione di un'altra mente. La citazione senza dubbio rappresenta un pensiero forse anche significativo, ma in tal caso denota una certa mancanza di logica.

Rimane particolarmente difficile stabilire come considerare l'anima dal punto di vista scientifico. Che io sappia, non è stato ancora trovato un modo di dimostrarne scientificamente l'esistenza. Dal momento che, secondo la convinzione religiosa, gli animali e gli umanoidi extraterrestri (di cui possiamo soltanto supporre l'esistenza) pur sembrando dotati di intelligenza, personalità, carattere, sentimenti, coscienza e di ogni altro accertabile attributo fisico e comportamentale, non hanno tuttavia un'anima, sembra che questa possa essere riconosciuta soltanto da Dio.

È anche difficile capire come l'anima possa determinare l'identità, a meno di essere disposti ad affermare che gli animali manchino di individualità, o che l'identità sia contenuta in un luogo diverso per gli animali da quello degli uomini.

Forse, anche se la cosa non sembra molto chiara, l'anima non è l'uomo, ma è tuttavia la parte più importante di un uomo: un po' come la testa, che pur non essendo esattamente noi stessi, è però la nostra parte principale. Forse il corpo può essere separato dall'anima senza distruggerne l'essenza, così come un piede può essere amputato senza danni mortali.

Potremmo anche concepire che l'anima sia fisicamente rintracciabile, ma soltanto con estrema difficoltà, come nel caso del neutrino. Può darsi che la crudezza delle nostre osservazioni sia errata. Esiste infatti un notevole gruppo pseudoreligioso, gli spiritualisti (sedute spiritiche e simili) che, a quanto pare, crede in un'anima quasi fisica. Alcuni cristiani, specialmente quelli che hanno una preparazione scientifica, sono rimasti talmente colpiti dalle difficoltà implicite nella questione dell'"anima" che consigliano di abbandonare completamente l'uso di questo termine.

Il dottor Arthur F. Smethhurst, cappellano del vescovo di Salisbury, ha scritto: "La parola "anima" è un termine che potrebbe essere abbandonato a causa delle ambiguità che lo circondano... Se dobbiamo rifiutare l'uso del termine "anima" bisognerebbe probabilmente sostituirlo con il termine "Io". Ma con "Io" dobbiamo intendere una personalità umana razionale e autocosciente". (109) Anche questo termine presenta tuttavia considerevoli ambiguità, ma se la proposta venisse adottata, rimarrebbero ben pochi interrogativi circa la questione della presenza dell'anima nei resuscitati.

Il concetto di anima della tradizione giudaica e cristiana appare tanto vago e mutevole che può essere utile illustrare i concetti che ne hanno altre religioni e popoli. Nello scintoismo, per esempio, sembra non essere presente l'idea di un'anima, ma semplicemente di anima (kami). Con kami si intende tutto quanto ha attinenza con lo spirito, ed essa è posseduta in quantità variabili. (9) Le religioni indiane (induismo, giainismo, buddismo e sikhismo), credono nel samsara, trasmigrazione o reincarnazione: una sola anima occupa una serie di corpi. (9)

Parlando di una molteplicità di corpi, viene in mente il concetto opposto della molteplicità delle anime. Un unico corpo potrebbe forse ospitare più di un'anima? È forse possibile che dopo la morte clinica l'anima vada a ricevere la sua ricompensa e che, se il corpo viene resuscitato, un'altra, una specie di anima gemella, venga ad occuparlo? Dopo tutto si sa che nel caso di gemelli monozigoti  l'uovo fecondato viene suddiviso in due individui con due anime; perciò o due anime erano presenti prima della scissione, oppure un'altra anima è stata inserita quando necessario. All'occorrenza, un simile espediente potrebbe aiutare a superare le difficoltà implicite in una morte seguita da resurrezione. Ci affrettiamo però a ripetere che la soluzione più semplice è di considerare la resurrezione come un prolungamento della vita, non come il suo rinnovamento, e considerare la morte, in questo caso, non "reale".

A tempo debito, i teologi risolveranno tutte queste questioni, o, come è già avvenuto altre volte, si verificherà, nel pensiero di parecchie scuole teologiche, un'evoluzione che terrà conto dei nuovi sviluppi della scienza e delle nuove necessità della società.

Il suicidio è peccato

Per quanto l'anima sfugga al nostro controllo, non sembra esserci dubbio fra i cristiani che sia peccato separarla prematuramente dal corpo. Sia l'omicidio che il suicidio sono considerati peccato nella maggior parte delle circostanze, se commessi deliberatamente.

In genere, sia la morale religiosa che la legge impongono ai medici di prendere tutte le misure possibili per salvare la vita di una persona e prolungarla, anche in situazioni di incertezza. La morte temporanea, o la morte clinica con possibilità di ritorno alla vita, difficilmente possono essere considerate "morte" nel senso più completo della parola. Alla luce di questi concetti, le celle frigorifere devono essere considerate strumenti atti, con ogni probabilità, a salvare o a prolungare la vita.

Ne consegue, che il mancato impiego della crionica equivarrebbe ad un suicidio, se questa decisione fosse presa dall'individuo nei confronti di se stesso, o ad un omicidio, se la decisione fosse presa da un membro della famiglia. Sebbene tale ragionamento mi sembri valido, immagino che non tutti saranno d'accordo. Questa teoria avrà perciò sostenitori, ma anche oppositori.

Il vescovo Fulton Y. Sheen, che si dimostra inflessibile riguardo l'eutanasia, si dice ritenga che non si dovrebbero prendere misure mediche "straordinarie" per prolungare la vita dei pazienti "senza speranza".(23) Indubbiamente molti altri prelati si scaglierebbero contro questa affermazione, poiché la linea di confine che separa le misure "ordinarie" da quelle "straordinarie" è arbitraria, e la definizione "senza speranza" è sempre frutto di una congettura. Qualcuno potrebbe anche obiettare che il negare l'assistenza medica, "ordinaria" o no che sia, costituisce una forma di eutanasia. Si può quindi dedurre che una minoranza di ecclesiastici insisteranno nell'affermare che la crionica (o "ibernazione") è un tentativo improbabile, spiacevole, presuntuoso e profano di salvare la vita di qualcuno e che quindi esso vada condannato. Ma io ritengo che la maggioranza, dopo aver preso preso in considerazione il tutto, non tarderà a riconoscere che la condanna della crionica rappresenterebbe una negazione della vita e perciò di Dio.

L'immagine di Dio e l'adattabilità religiosa

Il progetto crionico rappresenta per noi un ponte verso una prevista età dell'oro, in cui saremo rianimati per diventare superuomini con aspettative di vita indefinite. Anche il termine "superuomo" potrà essere improprio, così come non è corretto definire l'uomo come un "super-ameba", nonostante il fatto che noi deriviamo da un organismo unicellulare.

A prima vista, questa può solo essere ritenuta una prospettiva estremamante problematica per i cristiani, i musulmani e gli ebrei, poiché lascia intravedere la possibilità che Gesù, Maometto e Mosé restino indietro, nelle nebbie della preistoria. Tuttavia, non si sottovaluti la capacità di adattamento delle religioni moderne: io ritengo, infatti, che esse riusciranno a interpretare in senso nuovo le sacre scritture e la tradizione, mantenendosi così al passo con la scienza e il dinamismo sociale, così come hanno spesso fatto in passato.

Nei tempi antichi, il conflitto tra scienza e religione era aspro. Un eminente teologo luterano, il dottor M.J. Heinecken, ricorda che "ogni qualvolta veniva fatta una nuova scoperta contraria alle credenze tradizionali, la Chiesa e i suoi capi erano pronti a protestare... Giordano Bruno fu bruciato sul rogo nel 1600 perché non credeva più in un universo chiuso e limitato... Nel 1632, Galileo fu obbligato a ritrattare la sua convinzione che fosse la terra a muoversi e non il sole... Martin Lutero non aveva una buona opinione di Copernico, perché questi aveva contraddetto la cosmologia della Bibbia... [e] la Chiesa si oppose... all'inoculazione, all'anestesia, al controllo delle nascite e soprattutto alla teoria dell'evoluzione". (41)

Per fortuna tutto ciò è ormai lontano: il cristianesimo e l'ebraismo moderni sono in complesso mirabilmente umani e di ampie vedute. La loro umanità e adattabilità sono esemplificate in due aneddoti divertenti che mi sono stati riferiti da amici cattolici. Il primo narra di un prete al quale venne chiesto da un amico rabbino di contribuire con una donazione alla costruzione di una nuova sinagoga, che avrebbe dovuto sorgere al posto di quella vecchia. "Temo" rispose il prete "che il vescovo non approverebbe un mio contributo alla costruzione di questa nuova sinagoga." Dopo una breve riflessione aggiunse: "Però ci saranno certo delle spese per demolire la vecchia sinagoga e per quelle posso contribuire!"

La seconda barzelletta riguarda il prete di un villaggio francese. Vi era stata una battaglia: gli invasori erano stati respinti, ma uno dei difensori, un soldato protestante, era morto. Poiché la legge religiosa proibiva di seppellire un protestante entro la cinta del cimitero e il morto sembrava condannato a una sepoltura solitaria, il buon sacerdote fu all'altezza della situazione: seppellì il soldato appena fuori dal cimitero e lavorò tutta la notte per abbattere il muro e ricostruirlo intorno alla sua tomba. Il mattino seguente la nuova tomba si trovava entro la cinta del luogo sacro. Questa storiella non è divertente quanto la prima, ma arriva più direttamente al nocciolo della questione, poiché riguarda l'adattabilità delle usanze concernenti il trattamento dei morti.

La maggior parte delle confessioni cristiane si è adattata alla teoria evoluzionistica di Darwin. Il dottor E. C. Messenger ha scritto: "... Molti pensano che esistano buone ragioni per ritenere che, anche se le Scritture parlano di "polvere", il primo corpo umano non sia stato necessariamente tratto da materia inanimata. Non si vede perchè Dio, nel plasmarlo, non possa essersi servito di qualche organismo animale. Ora la suprema autorità della chiesa cattolica ha ufficialmente accettato di aprire la discussione su queste ipotesi". (71)

L'adattarsi ad una dottrina dell'evoluzione futura degli individui, come è avvenuto in passato per quella della specie, può essere in un certo senso più difficile. Tuttavia lo stesso autore cita sant'Agostino: "Dobbiamo essere in grado di conciliare con le nostre Scritture qualsiasi verità fisica gli uomini riescano a dimostrare..." (71) A mio parere, questo riassume bene il concetto, anche se è poco più di un assioma e lascia aperta la questione di quel "dovere" che non è necessariamente "potere".

Il problema dell'"immagine di Dio", nel senso più stretto, non dovrebbe porre troppe difficoltà. Naturalmente, agli inizi l'uomo può avere "creato" Dio a propria immagine: gli antichi ebrei, in particolare, raffiguravano Dio come una specie di super-pastore. Ma sembra che l'uomo moderno e colto non insista nell'attribuire alla divinità alcuno speciale attributo fisico. Sebbene Gesù sia stato fisicamente un ebreo, nessuno si sognerebbe di asserire che un negro o un orientale somigli meno a Dio che non un giudeo; o che Dio presenti qualche somiglianza fisica con qualcuno dei mostruosi corpi che ricoprono le nostre anime umane. L'"immagine" di cui noi parliamo è indubbiamente spirituale. Maurice R. Holloway, uno scrittore gesuita, ha affermato: "l'anima... è fatta a immagine e somiglianza di Dio". (44)

Più tempo per raggiungere la perfezione e per redimersi

Sostenendo che l'anima sia fatta a immagine di Dio, però, abbiamo solamente iniziato un discorso, non l'abbiamo concluso: rimane molto da analizzare.

Evidentemente l'anima è suscettibile a progresso e trasformazione. Inoltre, è chiaro che anche se  fatta a immagine di Dio, si tratta di una immagine imperfetta e che ogni individuo ha un'anima notevolmente diversa da quella degli altri esseri umani e da Dio. L'uomo ha il dovere di cercare, per se stesso e per gli altri, progresso e perfezionamento.

Esiste un'altra ragione perché la comunità religiosa dovrebbe considerare il progetto crionico uno stimolo ed un'opportunità, invece che una minaccia. Un'anima che ha a sua disposizione una vita più lunga, ha anche più possibilità di avvicinarsi alla perfezione. Settant'anni, nella maggior parte dei casi, non sono sufficienti per portare a compimento tale impresa: troppi lavori rimangono interrotti, troppi doveri incompiuti, troppe verità solo oscuramente comprese.

Nei primi tempi del cristianesimo, gli apostoli credevano che Gesù sarebbe tornato mentre loro erano ancora in vita; poi si pensò che il giorno del giudizio fosse fissato per la fine del primo millennio. Alcune sette predicano come imminente una seconda venuta, ma la maggior parte dei cristiani sembra disposta a credere che la vicenda terrena del genere umano avrà il suo sviluppo più importante in futuro.

Mentre ai tempi di Gesù la durata media della vita era di circa quarant'anni, oggi in America, grazie al progresso della scienza medica, è al di sopra dei sessanta; in futuro, un ulteriore perfezionamento delle scienze mediche e della crionica, permetterà all'uomo medio di vivere per migliaia d'anni. Nel caso poi di un individuo privo di fede religiosa, i fedeli dovrebbero accogliere con gioia il prolungamento della sua vita, in quanto così aumenterebbero le sue possibilità di salvezza. Lasciarlo morire potrebbe significare condannare la sua anima all'inferno; la crionica, invece, darebbe ai missionari del futuro (o ai missionari di oggi, una volta rianimati) un'altra possibilità di salvarlo. Sono convinto che i cristiani coscienziosi considereranno molto seriamente questi miei argomenti.

Il dottor Edwin T. Dahlberg, già presidente del National Council of Churches, ha scritto a questo proposito qualcosa di interessante: "Oggigiorno i capi delle religioni cominciano a capire che la scienza non è una nemica da combattere, ma un'alleata che va accolta come una delle forze redentrici nella vita del genere umano. (16)
Inoltre dobbiamo di nuovo sottolineare che i problemi religiosi connessi con l'aumento della longevità appariranno inevitabilmente, che la crionica sia accettata o no dalle persone di fede. Prima o poi la scienza medica riuscirà a prolungare la durata della vita umana. Ciò è già stato esplicitamente riconosciuto da alcuni scrittori cristiani, come il dottor Gene Lund, professore di religione al Concordia College, il quale ha scritto: "Chissà che tra un decennio o due l'uomo medio non possa tranquillamente raggiungere un'età di almeno cent'anni." (63) Aggiungendo poi: "Ma la scienza non ha e non avrà mai la capacità di eliminare la morte." In altre parole, il cristiano può attendere e accogliere con gioia la prospettiva di un aumento della longevità e non deve mettersi dei limiti. Però, la morte permanente verrà inevitabilmente un giorno o l'altro, anche se questo momento sarà a lungo differito. La scienza può darci una vita indefinita, ma non l'immortalità nel senso letterale della parola, non la certezza matematica dell'eternità. Quindi, se osservata su di un arco temporale sufficientemente lungo, la crionica non appare poi così radicale, ma semplicemente come un altro passaggio nell'evoluzione del mondo, come uno strumento grazie al quale la medicina permetterà all'attuale generazione di ottenere quella longevità che i nostri discendenti raggiungeranno in ogni caso.

Il conflitto con la Rivelazione

Alcune confessioni, specialmente protestanti, danno molta importanza alla Rivelazione contenuta nel Nuovo Testamento. Con tutta probabilità, quindi, si opporranno ad un programma che sembra non adattarsi alla loro idea di quanto Dio abbia in serbo per loro. Tuttavia, mi sembra probabile che il cristianesimo nel suo insieme non prenderà questa posizione, perché i passaggi in questione sono oscuri e la loro interpretazione è controversa.

Il dottor Merril C. Tenney, per esempio, scrive al riguardo del "regno dei mille anni": "Vi sono tre interpretazioni principali di questo passaggio. Una corrente guarda al millennio come a un periodo che chiude la conquista del mondo da parte della predicazione del Vangelo... Viene il Regno di Cristo. Al termine di un periodo indefinito di pace e di giustizia, Egli ritornerà per giudicare i vivi e i morti, e l'epoca dell'eternità comincerà." "Un'altra corrente considera i mille anni in senso puramente metaforico... Non ci sarà nessun regno fisico di Cristo sulla Terra, non prima del giudizio..." "Una terza corrente ritiene che Cristo ritornerà sulla terra per abolire ogni opposizione. Egli stabilirà quindi un regno materiale che durerà più o meno mille anni..." (115) Naturalmente,  l'idea che il programma crionico rientri nei disegni della Provvidenza, troverebbe in questo caso un ottimo terreno.

È interessante osservare gli adattamenti compiuti riguardo alle profezie sul Messia, da parte dì alcuni ebrei moderni in Israele. I cristiani, naturalmente, credono che Gesù sia il Messia atteso dagli Ebrei anche se secondo questi Egli non aveva i requisiti sufficienti per convincerli. Infatti alcuni ebrei moderni aspettano ancora l'arrivo del Messia. Tuttavia, oggigiorno, una corrente importante del pensiero ebraico ritiene, se ho ben capito, che il concetto di Messia sia incarnato nello Stato d'Israele e che non sia necessario attendere la comparsa di un individuo straordinario. In modo analogo si può forse pensare che l'era della crionica (se darà inizio, come ritengo, ad un'epoca in cui regnerà l'amore fraterno e in cui il rispetto del prossimo sarà universalmente accettato) potrebbe essere considerata come un'incarnazione del millennio.

La minaccia del materialismo

Da tempo le persone di fede osservano con preoccupazione l'atteggiamento omnisciente provocato a volte dal progresso della scienza. Ciò che essi lamentano è la perdita del senso della meraviglia davanti al mistero dell'universo. A questo proposito il dottor Gene Lund cita una poesia attribuita a Peter Marshall:
                    
                    Brilla, brilla, piccola stella,
                    so esattamente che cosa sei...
                    una palla di gas incandescente
                    condensata in una massa solida
                    Brilla, brilla, stella gigante,
                    non ho bisogno di chiedermi che cosa tu sia;
                    attraverso lo spettroscopio
                    vedo che sei elio e idrogeno. (63)

[Il riferimento ironico è a "Twinkle, twinkle little star" il cui testo originale è: "Brilla, brilla, piccola stella, quanto vorrei sapere cosa sei..." Il testo completo, in inglese, su Wikipedia NdT]

Tuttavia, a prescindere dall'effetto che il progresso scientifico può avere sull'uomo della strada, bisogna riconoscere che, davanti al mistero, gli scienziati provano sempre un senso di immensa meraviglia, se non di riverenza. Molti di essi, fra cui alcuni dei più grandi (come Copernico, Galileo, Keplero, Boyle, Newton, Priestley, Faraday, Eddington, Pasteur e molti altri della nostra epoca) furono anche profondamente religiosi. È dunque vero, quindi, che il progetto crionico minaccia di laicizzare le masse, spingendole definitivamente verso il materialismo?

Anche se la risposta mi sembra evidente, sarà bene occuparsene, ma solo dopo aver dedicato alcune parole alla questione delle definizioni.

Il termine materialista è spesso usato in senso spregiativo per indicare una persona cieca alle cose dello "spirito"; in casi estremi è riferita a un individuo ossessionato dalla brama di ricchezza e dei piaceri materiali, incapace di apprezzare l'arte e i rapporti umani. Il senso in cui uso il termine in questo libro, invece, intende semplicemente una persona non dualista, che concepisce cioè l'universo come qualcosa di unitario senza dicotomia tra "materia" e "spirito".

Il termine "religione" è assai più difficile da definire. Secondo il reverendo M.R. Holloway "la religione... consiste nell'atto con cui l'uomo adora Dio, assoggettando se stesso", (44) ma tale definizione ci sembra troppo ristretta. Una delle religioni organizzate, il buddismo (almeno in alcune delle sue forme), non si preoccupa della divinità: milioni di buddisti hanno una religione, ma non un Dio. Inoltre, molti autori hanno riconosciuto che il comunismo sovietico presenta sostanzialmente le caratteristiche di una religione. Osservando quelli che sono gli elementi comuni, è probabilmente possibile affermare che l'essenza della religione si trovi in primo luogo nella dedizione e in secondo luogo nella presenza di una ricompensa finale. È abbastanza evidente che l'uomo, o se non altro alcuni uomini, possono fare a meno della religione nel senso stretto del termine. Molti vivono senza religione nell'America moderna, così come molti facevano nella Atene classica (e tra essi sono da annoverare anche uomini grandi e buoni). Ma se queste persone possano vivere senza dedizione e senza una promessa di ricompensa finale è un'altra domanda, la cui risposta sarebbe probabilmente negativa. Ne consegue che la Chiesa, in quanto istituzione, non è in pericolo. Essa offre una possibilità di dedizione che soddisfa questa profondamente sentita necessità e provvede il calore di una  comunità difficilmente reperibile in altri luoghi. Come tutto ciò che concerne l'uomo, le Chiese cambieranno, ma non cesseranno di esistere.

Prospettive

Le religioni si sono volontariamente sottoposte a un processo continuo di riesame e di adattamento  alla luce delle nuove scoperte scientifiche e delle relative nuove possibilità. La crionica ("ibernazione") è soltanto una di esse. Esistono già dei precedenti che permettono di considerare la preservazione e la rianimazione degli individui apparentemente morti alla stregua di un normale trattamento medico, inteso semplicemente a prolungare la vita. I problemi religiosi connessi al prolungamento della vita, se ve ne sono (come pure i problemi economici e sociali), esistono da molto tempo e continueranno ad aumentare, indipendentemente dalla crionica. Mi sembra probabile che quando essa si sarà affermata, le persone di fede, tranne alcuni casi sporadici, non la rigetteranno.

Capitolo 6. La crionica di fronte alla legge



Estropico