Transumanisti e rare inclinazioni

Di Eliezer Yudkowsky

Ho sostenuto, recentemente (in Transhumanism as Simplified Humanism), che le radici del transumanesimo affondano nell'amore della vita. Tutto qui. Un bioconservatore umanista può sostenere che sia giusto salvare la vita di una persona, o curarne le malattie, se questa persona è giovane, ma quando questa persona diventa "troppo vecchia" (quando questo sia, esattamente, è raramente specificato) dovremmo  abbandonare i nostri sforzi tesi a mantenere tale persona in vita e in buona salute. Un transumanista, invece, dice senza riserve: "La vita è un bene, la morte è un male. La salute è un bene, la morte è un male". Che tu abbia  5, 50, o 500 anni la vita è un bene. Perchè morire, quindi? Tutto qui.

Come mai, allora, questa persistente e diffusa convinzione che il transumanesimo implichi una qualche forma di feticismo tecnologico, un timore insolitamente forte della morte, o qualche altra strana inclinazione personale?

Un'analogia: la razionalità è spesso vista come una forma di cinismo. Supponiamo che qualcuno ci dica: "Sono le fate che creano l'arcobaleno. Ne sono convinto, perché questa convinzione mi fa stare bene dentro…" Al che noi replichiamo, "Ma non è vero!" A quel punto, il nostro amico riflette: "Credo nelle fate perché il farlo mi dà piacevoli sensazioni. Se immagino un mondo senza fate, invece, provo sensazioni di vuoto esistenziale. I razionalisti dicono che le fate non esistono. Quindi, ai razionalisti devono piacere le sensazioni di vuoto esistenziale." In realtà, la razionalità proceede in modo diverso: esamina l'arcobaleno e ne studia il funzionamento. Se si trovano delle fate, si accetta il fatto. Se non si trovano, il fatto è altrettanto accettabile. L'approccio basato sull'osservazione non è influenzato dalle nostre preferenze personali circa le fate e determina una risposta razionale. Quindi, non è possibile dedurre che un razionalista odi le fate, o che ami il vuoto esistenziale, sulla base delle sue convinzioni circa la natura, per esempio, degli arcobaleni.

Ma questa regola, l'idea dell'osservazione [dei fenomeni naturali], è generalmente fraintesa. Molti pensano che i razionalisti si inventino noiosissime storie di equazioni matematiche, al posto di meravigliose storie di fate, solo a causa di una predilizione per  la matematica, piuttosto che per le fate. Questa sarebbe una strana preferenza personale, ma come spiegare altrimenti le strane convinzioni dei razionalisti?

Similmente, l'amore per la vita non è normalmente visto come motivo sufficiente per sostenere che se qualcuno è ammalato e possiamo curarlo con terapie nanotecnologiche, sia giusto farlo. Invece, molta gente suppone che ai transumanisti piaccia la tecnologia, che soffrano di una forma di feticismo futurista, che si siano invaghiti di quelle immagini di microscopici nanorobot. Una preferenza personale e altrettanto strana, ma come spiegare altrimenti gli strani giudizi morali dei transumanisti?

Naturalmente non stò sostenendo che i transumanisti non siano dei fan della tecnologia. Sarebbe come dire che un razionalista non apprezzi la matematica. Ma Homo Sapiens è la specie che crea strumenti; l'essere umano apprezza le invenzioni intelligenti, così come apprezza la musica e la narrativa. È similmente errato sostenere che la bellezza estetici di una tecnologia sia un bene separato dai suoi impieghi benefici - la loro somma non è solo cumulativa, ma è anche una sintesi armoniosa. Le equazioni che descrivono un arcobaleno sono tanto più belle in quanto veritiere. Ma l'estetica del transumanesimo non ha dubbi sul fatto che i risultati benefici [di una tecnologia] abbiano la  precedenza sugli aspetti estetici di quella stessa tecnologia. Se la scelta è fra usare una tecnologia elegante per salvare un milione vite, e usare una tecnologia inelegante per salvarne un milione e una, scegliamo quest'ultima. Altrimenti la sintesi armoniosa scompare, come una bolla di sapone. Sarebbe come preferire una teoria non veritiera sugli arcobaleni, solo in quanto più elegante.

Nel campo della psicologia sociale, troviamo il fenomeno della "correspondence bias" [definizione ], l'intravedere una corrispondenza fra le azioni di una persona e la sua personalità. Gilbert e Malone hanno dichiarato: "traiamo conclusioni circa le inclinazioni di base di una persona sulla base di comportamenti che possono essere interamente spiegati dalle situazioni in cui si presentano." Per esempio, [in un esperimento] dei soggetti che hanno ascoltato discorsi pro e anti-aborto tramite altoparlanti, si sono poi dichiarati convinti che gli attori "pro-aborto" fossero personalmente a favore dell'aborto, nonostante il fatto che gli sia stato detto che si tratta di dichiarazioni lette da attori.

Quando vediamo qualcuno che prende a calci un distributore automatico, senza alcun motivo visibile, presupponiamo che sia "una persona facilmente irritabile". Ma se sei tu a prendere a calci il distributore automatico, tendi a vedere le tue azioni come causate dalla situazione specifica, non dalle tue inclinazioni. L'autobus era in ritardo, il treno era in anticipo e adesso il dannato distributore automatico ti ha mangiato le monetine due volte di fila… Ma gli altri non vedranno tutto ciò; non possono vedere la tua situazione nella sua interità e attribuiranno quindi il tuo comportamento alle tue propensioni generali.

In realtà, la maggior parte della popolazione del pianeta non è "mutante" - in altre parole, non ha un inconsueto profilo psicologico. Per capire la natura umana è indispensabile rendersi conto che la vasta maggioranza della gente vede il proprio comportamento come completamente normale, data la loro situazione. Cercando di comprendere il comportamento di qualcuno, la ricerca di strane cartteristiche psicologiche è in genere una perdita di tempo - chiediamoci invece come costui percepisce la propria condizione.

Immagina, ora, che ti dia un pannello di controllo con due tasti, uno rosso e uno verde. Il tasto rosso distrugge il pianeta Terra e il tasto verde blocca il tasto rosso. Quale tasto premi? Quello verde. Questa risposta è perfettamente normale. Non è necessario essere dotati di inclinazioni particolari per fare questa scelta e tanto meno è necessario avere una preferenza particolare per il colore verde. La maggior parte della gente, se vedesse la propria situazione in quei termini, sceglierebbe il tasto verde, salvando il mondo.

Eppure, in molti mi chiedono spesso "per quale motivo" io voglia salvare il mondo. Per quale motivo?! Vogliono sapere come mai qualcuno possa voler salvare il mondo. E' come se, per volerlo, fosse necessario un trauma infantile o qualcosa del genere. Trovo quest'attitudine semplicemente incredibile…

Tutti noi ci vediamo come perfettamente normali. Dobbiamo accettare questo fatto, se vogliamo capire chi ci sta intorno.

La "correspondence bias" può anche essere vista come un'interpretazione del mondo  equivalente allo spiegare la pioggia con le azioni di un qualche spirito, o allo spiegare il fuoco con la teoria del flogisto. Secondo questo approccio, se prendi a calci un distributore automatico deve essere perché hai una predisposizione a prendere a calci i distributori automatici.

Così, quando il transumanista dice, "usiamo questa tecnologia per curare l'invecchiamento" il giornalista pensa: "Che strano! Deve avere una particolare paura della vecchiaia…"

La tecnologia è vista in modo diverso da persone diverse. Così anche la morte, l'invecchiamento e le malattie. Esse hanno quindi implicazioni diverse per le filosofie di persone diverse. Il risultato è che il transumanesimo è spesso erroneamente interpretato  come il risultato delle  disposizioni "mutanti" di pochi individui.

Chi si vede come un critico delle tecniche di mercato e interpreta la tecnologia come nient'altro che marketing, vedra' i transumanisti come servi del "sistema" che vogliono farci comprare costosi ed inutili giocattoli.

Chi si è abbeverato a quella fonte di profonda saggezza che sostiene che la morte è parte del ciclo naturale predisposto da esseri divini e che altro non è che una transizione oltre la carne, ecc., vedrà i transumanisti come servi di quella di forza anti-vita che per costui è la scienza.

Chi ha un atteggiamento ironico e postmoderno verso la tecnologia, vedrà i transumanisti  come dedicati a rendere il mondo ancora più strano e impersonale - e il termine "singolarità" sarà per costui un ovvio riferimento a incompresibilità ed estraneità totali.

Chi vede i computer e la realtà virtuale come una fuga dal mondo reale, come l'opposto del sudare sotto il sole caldo e del profumo dei fiori reali, penserà che i transumanisti devono odiare il corpo e che preferirebbero vivere in un grigio mondo virtuale.

Chi associa la tecnologia ad automobili volanti e a jetpack futuristici penserà che i transumanisti si siano fatti prendere la mano da un infantile entusiasmo per i giocattoli.

Chi associa il futuro con l'iperbole alla Wired - gli esseri umani si fonderanno con le loro macchine e saranno indistinguibili da loro - penserà che i transumanisti cerchino il freddo abbraccio dei tentacoli di metallo delle macchine, che intendano perdere la loro identità ed essere divorati da esse, o qualche altro incubo distopico alla moda.

Costoro commettono tutti lo stesso errore: pensano di poter spiegare quello che per loro  è uno strano comportamento, con delle caratteristiche psicologiche inusuali. Questa teoria mi sembra sproporzionatamente complicata per spiegare perchè qualcuno possa voler curare chi soffre con tutti i mezzi disponibili, tecnologia avanzata compresa.

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L'articolo originale, sul sito del Singularity Institute for Artificial Intelligence: Transhumanists Don't Need Special Dispositions - Eliezer Yudkowsky




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