Speranze. Riflessioni a margine del nuovo saggio di Paolo Rossi.

Di Tecnoumanista (tecnoumanista@transumanisti.org)

Di recente è stato pubblicato “Speranze”, un breve saggio in cui lo storico della scienza Paolo Rossi critica sia chi è “senza speranza” (cioè coloro che, ormai da decenni, annunciano l’apocalisse prossima ventura), sia chi al contrario nutre “smisurate speranze” (cioè coloro che annunciano il Paradiso Futuro in Terra). L’inclusione dei transumanisti tra questi ultimi – insieme a quelli che di fatto ne vengono considerati i precursori: nazionalsocialisti da una parte, cosmisti appartenenti alla corrente del socialismo scientifico dall’altra – offre lo spunto per alcune riflessioni.

Premessa

Della decina di pagine in cui tratta del Transumanesimo, l’Autore ne dedica circa la metà al Transumanesimo americano, l’altra metà a quello italiano. Nella prima parte fa riferimento essenzialmente a Nick Bostrom; nella seconda a Riccardo Campa e a Stefano Vaj, rispettivamente presidente e segretario nazionale dell’Associazione Italiana Transumanisti, e inoltre ad Adriano Scianca, giovane filosofo e responsabile “culturale” del centro sociale neofascista Casapound.

Delle due matrici, sostanzialmente a quella nazionalsocialista apparterrebbero Vaj e Scianca, a quella del socialismo scientifico apparterrebbe Campa.

Il riferimento a Stefano Vaj è piuttosto sbrigativo: si dà atto che il suo libro Biopolitica viene considerato “neonazista”. Molto più ampio è invece il riferimento a Scianca, il quale – scrive Rossi – «teorizza una battaglia identitaria, un Fronte dell’Essere “contro il non-essere della omogeneizzazione, dello sradicamento, della mefitica brodaglia occidentale”, vuole istituire un progetto storico e “la messa in forma di una comunità di destino”[1]. Scrive: “il magma incandescente dell’immaginario tecnoscientifico, fino ad oggi, non è riuscito a svincolarsi dalla gabbia opprimente del ‘progetto illuminista’, se non nella letteratura. La capacità mitopoietica della scienza, in effetti, è stata indagata in tutta la sua profondità solo dalla fantascienza: lo vediamo (…) nel biondo Uebermensch replicante (…) braccato dall’umanità corrotta e degenerata di Blade Runner»[2].

Che Paolo Rossi sia stato molto colpito, e non certo in positivo, dalle parole di Scianca, emerge in modo chiaro, e viene confermato poco dopo, quando rimprovera ad Aldo Schiavone di ignorare “le pagine di quei Transumanisti che parlano della ‘mefitica brodaglia occidentale’ e intendono ‘mettere in forma una comunità di destino”. E per fortuna che si è fermato alle prime righe dell’articolo di Scianca, altrimenti avrebbe trovato ben altro, ad esempio: «è da quelle suggestioni che dobbiamo ripartire, articolando un pensiero pienamente nazionalrivoluzionario, archeofuturista, discendente diretto del sovrumanismo fascista»[3]. E per maggior fortuna ancora non si è imbattuto nei deliranti scritti “geopolitici” di Francesco Boco – altro sovrumanista seguace di Vaj e, al pari di Scianca, ospite fisso di Divenire, la rivista dell’AIT –, il quale, ossessionato dal “dominio satanico del capitalismo-mondialismo” e dal “Satana d’Oltreoceano”, dalle pagine di Italia Sociale Il quindicinale del Socialismo Nazionale ci comunica che “le tanto disprezzate Waffen SS tornano oggi quanto mai attuali, un modello per il futuro, un esercito europeo di soldati politici”[4].

Riflessioni

Primo. Riccardo Campa, nel suo in larga parte condivisibile Manifesto dell’Associazione Italiana Transumanisti, correttamente scrive: «c’è una comunicazione non ottimale fra il movimento transumanista e il mondo esterno. Diverse persone che vengono a contatto con le idee transumaniste si fanno infatti un’idea sbagliata del movimento, un’idea spesso molto distante da quello che è il transumanesimo reale. Questo vale per il movimento americano, ma ancora di più per quello europeo – e in particolare per quello italiano. (…) Il pregiudizio dell’élitarismo plutocratico, ovvero il sospetto che il transumanesimo sia una cospirazione di un’élite di ricchi contro la massa dei cittadini comuni, è del tutto caricaturale. In pratica, si appiccica a tutto il movimento mondiale l’immagine involontariamente diffusa da una minoranza di minarchisti e anarco-capitalisti».

Domanda: come mai Riccardo Campa si preoccupa solo della possibilità che al Transumanesimo possa essere applicata l’etichetta di movimento “anarco-capitalista”, mentre non sembra preoccuparsi minimamente che possa essergli affibbiata quella (ben più stigmatizzante) di movimento neonazista o neofascista?

Possibile che nel primo libro (di un autore serio) che fa espresso riferimento al Transumanesimo, ad Adriano Scianca debba essere riservato praticamente lo stesso spazio riservato a Nick Bostrom (e più di quello riservato allo stesso Riccardo Campa, almeno per quanto riguarda i brani citati)?

Con tutti il rispetto per Scianca, è evidente che nell’ambito del Transumanesimo italiano esiste un serio problema di rappresentazione – in effetti totalmente distorta –, dovuto certo al sapiente utilizzo dei mezzi di comunicazione, in particolare internet, da parte dei sovrumanisti [5], ma in larga parte riconducibile alla legittimazione data loro da Riccardo Campa nel momento in cui ha deciso di nominare Stefano Vaj ai vertici dell’AIT, e di accogliere nell’associazione numerosi “sovrumanisti”, ai quali è stato anche concesso ampio spazio all’interno della rivista dell’AIT “Divenire”.

Molti di quei transumanisti (tra cui i fondatori del Network dei Transumanisti Italiani) che sono stati indotti o costretti ad abbandonare l’AIT proprio a causa della sovra rappresentazione (e sovraesposizione) della componente “sovrumanista” (capitanata da Stefano Vaj, e a cui appartiene lo stesso Scianca) avevano preavvertito – alcuni anche in modo accorato e insistente – Riccardo Campa di questo grave rischio. Purtroppo non sono stati ascoltati. Ed oggi è un dato di fatto che Paolo Rossi non faccia cenno alcuno a un Transumanesimo di stampo anarco-capitalista, mentre sembra essere piuttosto preoccupato di fronte a un Transumanesimo di stampo neofascista e identitario, che fa appello a una “comunità di destino”, sulla falsariga – scrive Rossi poco prima, parlando della genealogia delle attuali “smisurate speranze” –  di quanto già a suo tempo scritto da Adolf Hitler nel Mein Kampf: «in un lontano avvenire gli uomini dovranno affrontare problemi tali da poter essere risolti solo da una razza superiore, “una razza di padroni, che disporrà dei mezzi e delle possibilità di tutta la Terra”».

A questo proposito, spesso – di fronte all’accostamento tra sovrumanismo e nazismo (accostamento che, più che indotto, in verità sorge spontaneo agli occhi dell’attento lettore), viene contestato da parte dei diretti interessati l’utilizzo della c.d. reductio ad Hitlerum, o reductio ad Nazium, vale a dire la nota strategia dialettica basata su una fallacia di tipo logico (“Hitler amava i cani, Tizio ama i cani = Tizio è nazista”). Ma in realtà qui nessuno sostiene né ha mai sostenuto – per rimanere in ambito animalista – che, posto che Hitler amava gli animali, chiunque oggi ami gli animali debba essere considerato un nazista. Ci si chiede, invece, una cosa completamente diversa, e cioè se, per il semplice fatto che Hitler amava gli animali, sia opportuno nominare oggi un nazista a capo di un’associazione per la difesa degli stessi [6].

Secondo. Riccardo Campa, sempre nel suo Manifesto, ancora correttamente scrive: «poiché il transumanista ha ben chiaro il carattere ipotetico e speculativo della futurologia e, ciononostante, sorgono continuamente equivoci, è necessario e urgente adottare una nuova strategia comunicativa. D’ora in poi, ci faremo premura di evitare le speculazioni troppo ardite nell’ambito di un discorso pubblico. (...) Come prima azione concreta, per mettere in pratica la linea espressa da questo manifesto, i transumanisti italiani si impegnano a limitare drasticamente l’uso della parola ‘immortalità’. Noi non promettiamo l’immortalità, né la indichiamo come nostro obiettivo programmatico. (…) Lasciamo dunque alla fanta-scienza e alla fanta-teologia ipotesi come la trasformazione di tutta la materia dell’universo in un unico essere divino e pensante».

Eppure, purtroppo, ciò che Rossi cita di Campa è solo questo: «è chiaro che una volta scoperto come si trasferisce una coscienza nella macchina, questa diventerà un’operazione di routine a basso costo. Ci saranno supercomputer del futuro in cui potranno essere stipate o fuse migliaia o milioni di coscienze. Proprio questo è il punto: potrebbero nascere entità pensanti collettive, talmente intelligenti da raggiungere livelli divini».

Per concludere, è evidente come, dal punto di vista della comunicazione, di passi avanti l’Associazione Italiana Transumanisti ne debba fare ancora, e tanti. Se non si può ragionevolmente rimproverare a Riccardo Campa che vengano citate alcune sue frasi dette o scritte prima che elaborasse  il suo Manifesto, è invece ragionevole addebitare a lui – rectius: alle sue scelte – il disastroso accostamento tra Transumanesimo e neofascismo, accostamento di cui abbiamo avuto un primo – grave, ma non imprevedibile – esempio nel libro “Speranze” di Paolo Rossi. La cosa, tuttavia, ancora più grave è che di questo accostamento indebito finisce per soffrirne non solo l'AIT, ma il Transumanesimo italiano nel suo complesso.

Note:

[1] La battaglia identitaria, di Adriano Scianca

[2] Cuore e acciaio, di Adriano Scianca

[3] La battaglia identitaria, di Adriano Scianca

[4] L'avanguardia di liberazione rivoluzionaria: le Tre Alleanze, ovvero le Tre Unioni, di Francesco Boco

[5] Secondo i sovrumanisti nazismo e fascismo hanno rappresentato un primo tentativo di emersione della c.d."tendenza sovrumanista" (cfr. Espressione politica e repressione del principio sovrumanista, di Giorgio Locchi, con introduzione di Stefano Vaj), tendenza che dovrebbe infine pienamente manifestarsi attraverso il transumanesimo, così che in ultima analisi quest’ultimo sarebbe destinato a portare a compimento quanto non è riuscito ai primi!

[6] Infatti il materiale prodotto dai sovrumanisti che circola in rete, quanto a contenuti e quanto a siti che li ospitano, parla da solo; vedi ad esempio qui, qui e qui (dove Vaj parla dei suoi “camerati”), vedi i siti su cui sono soliti scrivere i sovrumanisti qui e qui, vedi inoltre la casa editrice con cui Vaj ha pubblicato il suo libro Biopolitica qui, vedi anche il tipo di librerie che lo commercializza qui, vedi ancora il tipo di associazioni presso cui è solito tenere conferenze qui, vedi infine altri ampi riferimenti e citazioni qui e qui), senza contare che è lo stesso Scianca a dire chiaro e tondo, nel brano poc’anzi citato, che «è da quelle suggestioni che dobbiamo ripartire, articolando un pensiero pienamente nazionalrivoluzionario, archeofuturista, discendente diretto del sovrumanismo fascista». N.B. = queste informazioni vengono inserite in nota, nella speranza che non vengano notate dai nostri avversari, ma che facciano riflettere chi ha a cuore le sorti del transumanesimo italiano.

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Vedi anche:

All'armi siam transumanisti - Cosa sta succedendo alla Associazione Italiana Transumanisti?
Perché non possiamo dirci archeofuturisti
L'FAQ del Network dei Transumanisti Italiani
The Political Roots of "Overhumanism"
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