Il creatore di Gaia attacca i verdi


Il libro, sul sito della
Oxford University Press

In occasione del lancio dell'ultimo libro di James Lovelock, il quotidiano inglese Daily Telegraph ha pubblicato un articolo sulle dichiarazioni dello scienziato reso famoso dalla sua teoria di Gaia, a proposito dell'attuale movimento ambientalista:"Non solo molti verdi  sono ignoranti dal punto di vista scientifico, ma addirittura odiano la scienza"

Lovelock paragona il movimento ambientalista internazionale ad "una specie di figura materna, talmente preoccupata dai piccoli rischi da ignorare i problemi reali" ed esprime la speranza che i verdi "si decidano a crescere" e si concentrino sul problema di come sostenere la vita umana sulla Terra senza distruggere le nicchie ecologiche delle altre creature.

Contrariamente a molti verdi, Lovelock è a favore dell'energia atomica: "Prima o poi nel ventunesimo secolo" dice lo scienzato "penseremo con rabbia a coloro che oggi continuano ad inquinare usando carbone e petrolio invece di sfruttare i benefici dell'energia atomica".

"E' giustificata ta la nostra sfiducia verso l'energia atomica o gli organismi geneticamente modificati?" si chiede il padre fondatore del movimento ecologista, paragonando la propria insoddisfazione con il movimento attuale a quella di Patrick Moore, uno dei fondatori di Greenpeace, che ha recentemente accusato il movimento di non avere più un approccio scientifico. Moore ha, in comune con Lovelock, "una visione Orwelliana della lobby ambientalista, nella forma che ha assunto al giorno d'oggi".

Un esempio del perché Lovelock guardi al movimento verde con "un misto di frustrazione ed affetto" è l'ossessione con l'industria chimica: per troppi verdi, se una sostanza chimica è prodotta in uno stabilimento deve per forza essere una sostanza dannosa, mentre se è prodotta in un ortaggio coltivato biologicamente deve per forza essere buona e naturale. "Per me, come scienziato, non ha importanza da dove viene", se è velenosa, è velenosa, conclude Lovelock.

E' interessante notare come i padri fondatori del movimento verde internazionale esprimano oggi crescenti preoccupazioni sulle emergenti attitudini anti-scientifiche del movimento da loro creato. Si notano inoltre forti similitudini con la dinamica storica delle rivoluzioni: i "padri della rivoluzione" sono rimpiazzati da una nuova classe dirigente estremista e finiscono marginalizzati (in altre rivoluzioni finirono ghigliottinati o internati in un gulag...)

L'ala eco-fondamentalista del movimento verde è oggi in ascesa, come dimostra la campagna di vandalizzazione di campi di OGM portate avanti da Greenpeace o dagli attacchi terroristici contro scienziati, rei di condurre esperimenti su animali, da parte di frange clandestine. Il fatto è che la maggior parte della gente vuole vivere in un ambiente pulito, mangiare cibi sani ed evitare il trattamento crudele degli animali, ma vuole anche, giustamente, i vantaggi del progresso economico e scientifico, e questi non sono possibili senza un impatto ambientale, così come gli sviluppi della medicina non sono oggi possibili senza esperimenti su modelli animali. I compromessi necessari a soddisfare questi desideri contrastanti non piacciono agli eco-fondamentalisti e la prevaricazione diventa (dal loro punto di vista) l'unica scelta coerente.

Ora che gli obiettivi anti-progresso e anti-umanità di certi ambientalisti estremi divengono chiari al grande pubblico e la popolarità dell'intero movimento si incrina, la radicalizzazione pare destinata a  continuare, spinta da questa stessa marginalizzazione. Il rischio? L'equivalente delle Brigate Rosse del XXI secolo potrebbero uccidere in nome delle cavie di laboratorio o delle foreste tropicali invece che in nome del proletariato...

Settembre 2000


Estropico