Simulazione, Coscienza, Esistenza
di Hans Moravec, 1998

Documento originale sul sito della
Carnegie Mellon University
Field Robotics Center
Pittsburgh, USA

Come degli organismi evolutisi in stagni dalle calme correnti, che migrano verso oceani gelati o ardenti giungle sviluppando metabolismi, meccanismi e comportamenti efficaci in questi ambienti piu` duri e vasti, i nostri discendenti potranno escogitare maniere per avventurarsi oltre ai confini di cio` che consideriamo realta`, all'interno dei tomi arbitrariamente strani della Libreria del Possibile. Le loro tecniche avranno tanto significato per noi quanto le biciclette ne hanno per i pesci, ma ci e` forse possibile prendere la nostra immaginazione, cosi` impedita dal senso comune, ed estenderla abbastanza da dare un piccolo sguardo in questo strano territorio.

Simulazione

Nel corso degli ultimi secoli, la scienza fisica ha risposto soddisfacentemente a così tante domande sulla natura delle cose, ed ha aumentato le nostre abilita` così enormemente, da venire vista da molti come unica legittima contendente al titolo di vera conoscenza. Altri sistemi ideologici potranno avere utilita` sociale per i gruppi che li adottano, ma sono alla fine solo storie inventate. Io sono parziale a tale fondamentalismo fisico.

I fondamentalisti fisici, pero`, devono concordare con Rene` Descartes che il mondo che percepiamo attraverso i sensi potrebbe essere un'elaborata messinscena. Nel diciassettesimo secolo, Descartes postulo` un improbabile demone, capace di creare un'esistenza illusoria controllando tutto quello che vediamo e sentiamo (e percepiamo attraverso tatto olfatto e gusto). Nel ventunesimo secolo la tecnologia della realta` virtuale ci fornira` questo potere. Cibernauti entusiasti gia` utilizzano visori e tute apposite per brevi immersioni in mondi immaginari, basati su meccanismi fondamentali completamente differenti dai campi quantici che, le ultime teorie suggeriscono, costituiscono il nostro mondo fisico.

Gli avventurieri virtuali di oggi pero` non sfuggono del tutto dal mondo reale: se colpiscono oggetti veri, sentono dolore vero. Questo collegamento si indebolira` quando connessioni dirette al sistema nervoso diventeranno possibili, rendendo forse realta` la vecchia idea fantascientifica del cervello che vive in un barattolo. Il cervello sarebbe sostenuto fisicamente da sistemi di supporto vitale, e mentalmente dalla connessione di tutti i nervi periferici ad una elaborata simulazione non solo del mondo circostante, ma anche di un corpo che lo ospiti. I "barattoli per cervelli" potrebbero diventare sale d'aspetto per vittime di incidenti nei quali il corpo sia stato danneggiato irrecuperabilmente, in attesa dell'acquisizione, crescita o costruzione di un nuovo corpo.

La vita virtuale del cervello in un barattolo puo` comunque essere perturbata lievemente da effetti fisici, chimici ed elettrici all'interno del barattolo. Anche questi lievi legami al mondo esterno scomparirebbero se il cervello stesso venisse implementato come simulazione. Se parti del cervello danneggiate o in pericolo, proprio come il corpo, potessero essere rimpiazzate da simulazioni equivalenti, alcuni individui potrebbero sopravvivere alla distruzione fisica totale, e ritrovarsi vivi sotto forma di pura simulazione elettronica, in mondi virtuali.

Un mondo simulato ospitante una persona simulata costituisce un'entita` autocontenuta. Potrebbe esistere come programma su un computer che elabora dati silenziosamente in qualche angolo oscuro, e non dare nessun segno esterno delle gioie e dei dolori, dei successi e delle frustrazioni della persona al suo interno. Dentro alla simulazione, invece, gli eventi si susseguirebbero secondo la rigida logica del programma, che definirebbe le leggi della fisica all'interno di tale simulazione. L'abitante potrebbe, attraverso paziente ricerca e deduzione, elaborare qualche rappresentazione delle leggi della simulazione, ma non inferire la natura, e nemmeno l'esistenza del computer simulatore. I rapporti interni della simulazione rimarrebbero invariati se il programma fosse eseguito correttamente su una varieta` infinita di computer: velocemente, lentamente, intermittentemente, o anche avanti e indietro nel tempo, con dati registrati sotto forma di stati di corrente elettrica su chip di silicio, impronte su un nastro o impulsi sequenziali, con numeri rappresentati in sistema binario, decimale o in numeri romani, memorizzati compattamente o sparsi all'interno della macchina. Non esiste limite, in principio, a quanto indiretta la relazione simulativa possa essere.

Le simulazioni di oggi, ad esempio quelle dei voli aerei o del tempo, vengono utilizzate per ottenere risposte ed immagini, attraverso programmi aggiuntivi che traducono le rappresentazioni interne della simulazione in forme convenienti per noi, osservatori umani esterni. Il nostro bisogno di interpretare limita quanto le rappresentazioni hardware e software della simulazione possano essere radicali: costruirle in modo troppo differente dalla forma delle risposte potrebbe rendere una traduzione sconvenientemente lenta e costosa. Questo limite pratico e` irrilevante per simulazioni che, come quella dell'emergenza medica descritta sopra, contengano i loro stessi osservatori. Gli abitanti coscienti all'interno di una simulazione vivono le loro vite virtuali, che risultino visibili dall'esterno o no. Possono quindi essere implementati in qualsiasi maniera.

Che cosa significa dire che un processo implementa, o codifica, una simulazione? Un qualcosa e` chiaramente un codice se esiste una maniera di decodificarlo, o tradurlo, in qualche forma della simulazione che sia riconoscibile. I programmi che producono immagini di nuvole in movimento, o viste dalla cabina di pilotaggio, nel caso dei simulatori di volo, sono esempi di tali decodificazioni. La relazione tra gli elementi all'interno della simulazione e la loro rappresentazione esterna potrebbe essere talmente complicata da rendere il processo di decodificazione proibitivamente costoso. Ma non esiste un limite ben definito. Una traduzione che e` impossibile oggi potrebbe essere possibile domani, con computer piu` potenti, qualche approccio matematico finora sconosciuto, o forse un traduttore alieno. Come persone che considerano tutti  i suoni e i caratteri delle lingue straniere rumori e scarabocchi senza significato, potremmo essere spiacevolmente sorpresi se scartassimo possibili interpretazioni semplicemente perche` al momento non riusciamo a vederle. Potremmo invece chiederci: quali decodificazioni sono matematicamente possibili, a prescindere dalle nostre capacita` tecnologiche presenti o future? Questo sembra un approccio sicuro e di lunga veduta, ma ci conduce in un territorio alquanto strano.

L'interpretazione di una simulazione e` solo un rapporto matematico tra i passi di una simulazione e visualizzazioni della simulazione che abbiano senso per un particolare osservatore. Per rendere l'interpretazione pratica potrebbe essere necessario un piccolo e veloce programma. Ma matematicamente l'interpretazione potrebbe anche essere eseguita da una gigantesca tabella, che contenga una visuale dell'osservatore per ogni stato del processo. Questa osservazione e` inquietante perche` esiste sempre una possibile tabella che traduca qualunque situazione, per esempio il semplice passare del tempo, in una qualunque sequenza di situazioni. Non solo i supercomputer, ma qualunque cosa puo` essere in teoria considerata una simulazione di ogni mondo possibile! Non vedremo mai piu` di una porzione infinitesimale dell'infinita` di possibili mondi, ma con l'aumento della nostra abilita` di manipolare dati, una porzione sempre maggiore ci sara` potenzialmente visibile. I nostri discendenti superintelligenti saranno in grado di compiere passi interpretativi sempre piu` enormi, molto oltre quello che e` immaginabile oggi. Ma indipendentemente dalla presenza di osservatori esterni, tutti i possibili mondi sono fisicamente reali per i loro abitanti coscienti quanto il nostro lo e` per noi.

Questa linea di pensiero, che germina dalle premesse e tecniche della scienza fisica, ha la conseguenza inattesa di spodestare l'esistenza fisica, e attribuirle un ruolo solo derivativo. Un possibile mondo e` tanto reale quanto gli osservatori coscienti, al suo interno o esterno, pensano che esso sia!

Coscienza

Ma cos'e` la coscienza? La credenza prescientifica che gli esseri umani devono la loro esperienza soggettiva di esistere a meccanismi spirituali al di fuori del mondo fisico, ha avuto famose conseguenze sociali, ma ha fallito come ipotesi scientifica. La scienza fisica ha solo di recente iniziato a considerare la domanda in termini propri, utilizzando la biologia evoluzionistica, l'antropologia, la psicologia, la neurobiologia e svariate tecniche di elaborazione elettronica.
La coscienza dell'essere umano potrebbe essere il prodotto collaterale di un cervello evolutosi per la convivenza sociale. I meccanismi di memoria, predizione e comunicazione - simili ma distinti dai meccanismi che si occupano strettamente di oggetti fisici - si sono evoluti per classificare e comunicare gli stati d'animo e le relazioni dei membri della tribu`. Gli atteggiamenti aggressivi e remissivi, per esempio, proprio come i buoni e i cattivi odori, col tempo furono classificati in categorie legate non solo a risposte comportamentali, ma a simboli comunicabili. Con l'evoluzione di una lingua parlata, divento` possibile raccontare storie su eventi sia fisici che psicologici. Ad un certo punto, forse molto presto nell' evoluzione dell'uomo, il centro della storia divento` il protagonista stesso, e la storia inizio` ad includere informazioni sul suo stato d'animo e su quello degli altri.

La nostra coscienza potrebbe essere principalmente la continua storia che ci raccontiamo, da momento a momento, su quello che abbiamo fatto e perche`. E` una sottile, spesso inaccurata razionalizzazione di una quantita` massiccia di processi inconsci. Non solo e` la nostra coscienza-storia un debole riflesso della realta` fisica e cerebrale, ma la sua stessa esistenza e` puramente un'attribuzione soggettiva. Vista dall'esterno fisico, la storia e` solo una successione di eventi elettrochimici, probabilmente nella corteccia cerebrale. Una complessa interpretazione psicologica e` necessaria per tradurre quegli eventi in una storia significativa. Dall'interno psicologico invece la storia e` interessante, perche` l'interpretazione psicologica e` un elemento essenziale, e le sue relazioni sono rafforzate (inconsciamente) dalle interconnessioni delle apparecchiature neurali addette al racconto.

Da un lato, la nostra coscienza potrebbe essere un colpo di fortuna evoluzionistico, che racconta una storia inaffidabile in una interpretazione forzata di una successione di piccoli spruzzi salati (le attivita' chimiche ed elettriche del cervello NdR). Ma allo stesso tempo, la nostra coscienza e` la sola ragione che abbiamo per pensare di esistere (o per pensare di pensare). Senza coscienza non esistono ne` opinioni, ne` sensazioni, ne` l'esperienza di esistere, ne` un universo.

Esistenza

Che cos'e` la realta`? L'idea di un'esistenza simulata e` il primo anello di un'inquietante catena di pensieri. Proprio come la descrizione letteraria di un luogo puo` esistere in diverse lingue, stesure, stili di stampa e mezzi fisici, la simulazione di un mondo puo` essere implementata con strutture di dati, passi di elaborazione e hardware radicalmente differenti. Se si interrompe una simulazione e si trasferiscono il suo programma e i suoi dati su un computer completamente differente, le caratteristiche intrinseche della simulazione, incluse le attivita` mentali dei suoi eventuali abitanti, continueranno allegramente a seguire le simulate leggi della fisica. Solo osservatori all'infuori della simulazione si accorgeranno se la nuova macchina elabora a velocita` diversa, realizza i passi di simulazione in ordine sparso, o richiede una traduzione elaborata che dia senso alle sue azioni.

Una simulazione, per esempio quella del tempo metereologico, puo` essere vista come una lista di numeri trasformati incrementalmente in altri numeri. La maggior parte delle simulazioni elettroniche hanno programmi di visualizzazione separati che interpretano i numeri interni e danno ad essi significato esterno, per esempio le immagini di masse nuvolose in movimento. La simulazione, pero`, procede con o senza tali interpretazioni esterne. Se la rappresentazione interna dei dati di una simulazione viene cambiata, i numeri corrispondenti ad ogni passaggio simulativo saranno completamente diversi, ma un programma di visualizzazione appropriatamente modificato produrra` le stesse immagini. Non c'e` limite oggettivo a quanto radicale questa alterazione possa essere, e ogni simulazione puo` essere rappresentata da quasi qualunque sequenza, e rimanere visibile attraverso una giusta interpretazione. Un semplice orologio simula lo stato di  evoluzione di un mondo complesso, quando viene interpretato con un libro in cui ogni pagina descriva lo stato del mondo in un preciso istante. Anche l'orologio e` superfluo, dal momento che un osservatore esterno potra` leggere il libro a suo comodo. Se l'interpretazione di una simulazione e` un elemento esterno e dispensabile, e se l'implementazione stessa puo` essere trasformata a tal punto da svanire nel nulla, in che senso possiamo dire che un mondo simulato "esiste" veramente?

Il realismo matematico, una posizione filosofica proposta da Platone, tratta la fastidiosa intangibilita` di questo problema. Proprio come gli oggetti materiali sono visti dai sensi, gli oggetti matematici come numeri e forme possono essere osservati attraverso il pensiero astratto, rivelando attributi oggettivamente verificabili. Secondo Platone, i concetti matematici sono "reali" quanto gli oggetti concreti, solamente invisibile ai sensi esterni come il suono e` impercettibile all'occhio.

La simulazione su computer ci porta a riscoprire il realismo matematico. La mente di Platone poteva considerare solo oggetti matematici semplici, portandola a dicotomie come l'idea di una sfera perfetta contro la palla di marmo imperfetta e graffiata. La simulazione elettronica, come un telescopio per la mente, estende la nostra visione oltre il regno dei semplici oggetti, a dettagli di mondi lontani, alcuni tanto complessi quanto la realta` fisica, potenzialmente pieni di forme di vita, microbi, esseri umani, eccetera. Il nostro stesso mondo appartiene a questa gamma di tutti i mondi possibili, definiti dalle relazioni astratte che chiamiamo leggi della fisica, come ogni simulazione e` definita dalle sue regole interne. La differenza tra la realta` fisica e la realta` matematica e` un'illusione data dal nostro punto di vista: il mondo reale e` semplicemente il mondo astratto che ci contiene.

La posizione Platonica sulla simulazione ci permette di confrontare i fastidiosi elementi intangibili. Essa sostiene che ogni interpretazione di un processo sia una realta` vera e propria. Se non fosse cosi` un'interpretazione avrebbe solo senso nel contesto di un'altra interpretazione, che avrebbe solo senso all'interno di un'altra interpretazione, e cosi` via all'infinito. La posizione di Platone risolve vari problemi nel campo dell' intelligenza artificiale. Alcuni critici sostengono che una macchina non puo` contenere una mente perche` la funzione di una macchina e` interamente un'interpretazione esterna, al contrario della menti umane, che forniscono il loro stesso senso e significato. La posizione Platonica risponde che le relazioni astratte che costituiscono una mente, inclusa la sua stessa autointerpretazione, esistono indipendentemente, e che un robot, un simulatore o un libro che ne descriva le azioni, sono solo maniere di visualizzarle. Altri critici temono che i robot del futuro potranno agire come essere intelligenti e sensibili, senza avere un senso di esistenza interno - che saranno degli zombie inconsci. Platone risponde che mentre ci sono certamente interpretazioni che considerano qualunque meccanismo (incluso il cervello umano) inconscio, ne esistono altre secondo le quali tale meccanismo ha una vera mente in grado di percepire la propria esistenza. Quando un robot (o una persona) si comporta come se avesse opinioni ed emozioni, la nostra relazione con lui sara` facilitata se scegliamo l'interpretazione ha una mente. Ovviamente, durante una riparazione interna, un tecnico di robotica (o un neurochirurgo) trovera` utile un temporaneo utilizzo dell'interpretazione meccanismo senza mente.

Platone mette sullo stesso piano la simulazione meccanica, che imita precisamente ogni dettaglio in modo interattivo, vaghe approssimazioni, ricostruzioni cinematografiche, descrizioni letterarie, semplici speculazioni, sogni, anche dati senza senso: tutto puo` essere interpretato come immagini di realta`. Le rappresentazioni piu` dettagliate sono semplicemente piu` a fuoco, e sovrappongono un numero minore di mondi alternativi. Ma non c'e` una enorme differenza tra una normale simulazione di un mondo, una simulazione in diretta, e una simulazione trasformata in un nulla, e che richiede un libro "registrato" o un film per raccontare gli eventi che accadono? Non e` forse possibile interagire con una simulazione in svolgimento, mentre e` impossibile interagire con un copione statico? In effetti, una interazione significativa e` possibile in entrambi i casi solo tramite un'interpretazione che colleghi il mondo simulato con l'esterno. In una simulazione interattiva, il meccanismo di visualizzazione non e` piu` passivo e superfluo, ma un condotto bidirezionale essenziale che trasporta informazioni tra la simulazione e l'esterno. Tale condotto puo` esistere per libri e film se contengono scenari alternativi per possibili input (ad esempio i famosi libri del tipo "se avete risposto A, saltate a pagina 56, se avete risposto B, saltate a pagina 69"). Alcuni videogame su laser disk danno l'impressione di una simulazione interattiva riproducendo filmati scelti in base alle azioni del giocatore. Matematicamente, qualunque meccanismo interattivo, anche un robot o un umano, puo` essere visto come una compatta codifica di un copione con risposte pronte per qualunque sequenza di input. Platone sostiene che l'anima risieda nelle relazioni astratte rappresentate, non nella meccanica della codificazione.

Questa posizione sembra avere implicazioni morali orribili. Se la simulazione apre semplicemente finestre in realta` Platoniche, e i robot e gli esseri umani, non meno di un libro o di un film o di un modello elettronico, sono solo immagini di tali essenze, allora non dovrebbe esserci differenza tra il maltrattare un umano, un animale o un robot senziente, e il causare un'azione crudele in un videogioco o un libro interattivo. In entrambi i casi si sta solo assistendo a realta` preesistenti. Ma le scelte hanno conseguenze per la persona che le prende, per la misteriosa interazione tra realta` fisica e interpretazione cosciente che produce singoli "fili" di coscienza con futuri sconosciuti e passati inalterabili. Attraverso le nostre scelte, ognuno di noi tesse la sua separata strada attraverso il labirinto di tutti i mondi possibili, scartando alternative altrettanto reali, con versioni altrettanto reali di noi stessi e degli altri, selezionando il mondo in cui dovremo poi vivere. Allora non c'e` differenza tra essere crudeli verso personaggi di libri interattivi o videogame e persone che si incontrano per la strada? I libri e i giochi agiscono sul futuro di un osservatore solo attraverso la mente, e le azioni al loro interno sono perlopiu` cancellate se dimenticate. Le azioni fisiche, invece, hanno maggior significato in quanto le loro conseguenze si propagano irreversibilmente. Se gli eventi fisici del passato potessero essere facilmente alterati, come in alcune storie sui viaggi nel tempo, il significato morale della vita reale sarebbe pari a quello di un videogame. Piu` inquietante e` il seguente pensiero: che ogni attivita` che venga circoscritta e racchiusa, o che possa venire dimenticata, rientri nella categoria dei videogame. I creatori di simulazioni super realistiche - o anche invalicabili circoscrizioni fisiche - contenenti individui che soffrono atrocita` di ogni tipo, non sarebbero piu` malvagi di romanzieri che scrivono di personaggi in pena, o di me, che componendo questa frase alludo vagamente a tali personaggi. La sofferenza preesiste nei mondi Platonici di partenza, e gli autori guardano soltanto. Il significato di tali simulazioni e` limitato all'effetto sugli spettatori, che possono venire sconvolti dall'esperienza, e dalla possibilita` di evasi - menti torturate che potrebbero, in principio, liberarsi e infestare il mondo in network di dati o corpi fisici. Eventuali pesti di demoni infuriati contano sicuramente come conseguenze morali. In questa luce, maltrattare persone, robot intelligenti o individui in simulazioni ad alta risoluzione ha piu` significato morale che fare la stessa cosa a basse risoluzioni o in romanzi, non perche` la sofferenza sia piu` vera (non lo e`) ma perche` la probabilita` di conseguenze indesiderabili nel nostro mondo futuro sono piu` elevate.

Esistenza Universale

L'implicazione piu` bizzarra di questa linea di pensiero e` che qualunque cosa puo` - a seconda dell'interpretazione - possedere qualunque proprieta` astratta. Con il giusto libro di immagini, o tabella dati, le fluttuazioni termali degli atomi in una roccia possono essere visti come l'operazione di una mente complessa e cosciente. Che strano. Noi siamo convinti di avere menti e che le pietre invece non ne abbiano. Ma le interpretazioni spesso sono ambigue. Suoni e rumori incomprensibili oggi possono diventare pensieri pieni di significato domani se si impara una lingua straniera. Il monte Rushmore e` una formazione rocciosa, o le facce di quattro presidenti Americani? Il pupazzo di un ventriloquo e` un pezzo di legno, il simulacro di una persona, o una personalita` che condivide parte del corpo e della mente del ventriloquo? Un videogame e` una scatola di bit di silicio, un circuito elettronico che scambia i suoi stati elettrici, un computer che segue una lunga lista di istruzioni, o un grande mondo bidimensionale abitato da Mario e i suoi avversari funghi? A volte utilizziamo interpretazioni improbabili: un messaggio codificato e` un ammasso di dati privi di senso eccetto quando lo decodifichiamo con un processo volutamente oscuro e complicato. Gli esseri umani hanno sempre usato una modesta gamma di interpretazioni ma i computer allargano gli orizzonti. Il primo computer elettronico fu sviluppato da Alan Turing per trovare interpretazioni "interessanti" di messaggi che in tempo di guerra venivano trasmessi via radio dalla Germania ai suoi U-boat. Con l'aumento della potenza dei nostri pensieri, il nostro repertorio di interpretazioni utili crescera`. Possiamo vedere leve e molle negli arti degli animali, e bellezza nell'aurora: i figli della nostra mente [ndt: i robot. L'autore allude al titolo del proprio libro sul soggetto: "Mind Children"] potranno scoprire intelligenze autosufficienti nelle complesse reazioni chimiche all'interno delle piante, nella dinamica delle nebulose interstellari, nel riverbero della radiazione cosmica. Nessuna interpretazione viene esclusa, ma il loro volume complessivo e` esponenzialmente piu` vasto della misura di ognuna, e non ne incontreremo mai piu` di una frazione infinitesimale. Le menti-roccia potranno essere per sempre perdute nel mare incredibilmente vasto di interpretazioni caotiche della roccia. Nonostante cio`, queste menti-roccia hanno senso compiuto per se stesse, e dal loro punto di vista siamo noi il caos incomprensibile. La nostra natura e` infatti definita dalla piccola frazione delle possibili interpretazioni che possiamo fare, e dal numero astronomico di quelle che non possiamo fare.

Tutto e Niente

Non esiste contenuto o significato senza selezione. Il regno di tutti i mondi possibili, infinitamente immenso da un punto di vista, e` vuoto da un altro. Immaginiamo un libro che dia una dettagliata storia di un mondo simile al nostro. Il libro e` scritto il piu` compattamente possibile. Ma anche con compressione massima sarebbe un volume immenso, pieno di novita` e dettagli emozionanti. Questo interessante libro, pero`, si trova nella "Libreria di Tutti i Possibili Libri Scritti nell'Alfabeto Romano, in Ordine Alfabetico". La libreria complessivamente e` cosi` poco utile che per trovare un libro e` necessario tanto sforzo quanto scriverlo da zero. La libreria ha infatti scaffali contrassegnati da simboli, dalla A alla Z, piu` qualche segno di punteggiatura. Ognuno di questi scaffali e` suddiviso in altrettanti sottoscaffali, e cosi` via. Ogni punto di biforcazione contiene un libro il quale contenuto e` la sequenza di lettere selezionate per raggiungerlo. La libreria contiene ogni possibile libro, ma per trovarlo e` necessario scegliere la sua prima lettera, poi la seconda, poi la terza, proprio come si scriverebbe un libro una lettera dopo l'altra. Il contenuto del libro risulta interamente dalle selezioni del ricercatore. La libreria non contiene quindi informazioni utili. Sebbene priva di contenuto complessivamente, la libreria contiene una porzione infinitesimale di libri con storie favolosamente interessanti. I personaggi di alcuni di questi libri, isolati dal vasto caos che rende la libreria inutile dall'esterno, sono in grado di apprezzare la loro stessa esistenza. Lo fanno percependo e interpretando la loro storia in maniera consistente, una maniera che riconosce il loro significato - una formula che e` probabilmente il segreto della vita e dell'esistenza, e la ragione che ci troviamo in un grande, ordinato universo con leggi della fisica costanti, e con un senso del tempo e una lunga storia evolutiva.

L'insieme di tutte le possibili interpretazioni di un processo come simulazione e` esattamente analogo al contenuto di tutti i libri nella libreria. In totale non contiene alcuna informazione, ma allo stesso tempo ogni storia e forma di vita interessante ne e` contenuta.

Apprezzamento Universale

Se il nostro mondo si distingue dalla vasta, inesplorata (ed inesplorabile) maggioranza dei possibili mondi attraverso l'atto di autopercezione e autoapprezzamento, chi esattamente sta percependo e apprezzando il tutto? La mente umana puo` forse interpretare il suo funzionamento come conscio, cosi` liberandosi dall'inutile "zombita`", ma di certo pochi umani e altre forme di vita - intrappolate su un piccolo fangoso pezzetto di roccia in un oscuro angolo dell'universo, solo flebilmente e occasionalmente consci delle caratteristiche piu` ovvie delle loro immediate circostanze e del loro immediato passato - sono insufficienti per dare significato all'intero universo visibile, pieno di sorprese inimmaginate, 10^40 volte piu` massiccio, 10^70 volte piu` grande, e 10^10 volte piu` durevole delle nostre vite. La nostra presente abilita` apprezzativa sembra poter dare significato a poco piu` dei cartoni del sabato mattina.

Il libro "The Anthropic Cosmological Principle" (Il Principio Cosmologico Antropico), dei cosmologi John Barrow e Frank Tipler, e "The Physics of Immortality" (La Fisica dell'Immortalita`) di Tipler, sostengono che parti cruciali della storia siano nel nostro futuro, quando l'universo sara` plasmato piu` dagli sforzi applicati dall'intelligenza che dalle semplici e cieche leggi della fisica. Nella loro cosmologia futura, e nella mia, l'intelligenza sorta dall'umanita` si espandera` nello spazio, finche` l'intero universo accessibile sara` abitato da una mente coesiva che manipolera` gli eventi, su scala microscopica (quantica) a macroscopica (l'intero universo), e utilizzera` una parte della sua energia per ricordare il passato.

Tipler e Barrow predicono che l'universo sia chiuso: con abbastanza massa da invertire la sua presente espansione in un futuro big crunch, che riprodurra` il big bang alla rovescia. La mente-universo prosperera` in questo collasso, forse codificandosi nella radiazione cosmica di fondo. Durante il corso del collasso, la temperatura della radiazione, e quindi le sue frequenze e la velocita` della mente, aumenteranno, e ci saranno sempre piu` modi d'onda ad alta frequenza per immagazzinare informazioni. Con una gestione molto attenta, evitando i campi gravitazionali di buchi neri (event horizons) che scollegherebbero le sue parti ed usando l' attrito gravitazionale dato da asimmetrie nel collasso per ottenere energia gratuita, Tipler e Barrow calcolano, la mente cosmica riuscira` ad effettuare sempre piu` calcoli e accumulare piu` memorie in ogni rimanente meta` di tempo fino alla singolarita` finale, avendo quindi disponibile un'infinita` di tempo e di pensiero.

Col suo pensiero, gli effetti dal passato dell'universo convergeranno su di essa. Ci sara` informazione, tempo e pensiero in abbondanza per ricreare, assaporare, apprezzare e perfezionare ogni dettaglio di ogni momento. Tipler e Barrow suggeriscono che sara` questo finale, soggettivamente eterno atto di infinita autointerpretazione che effettivamente creera` il nostro universo, e lo distinguera` da altri persi nella libreria delle infinite possibilita`. In realta`, esistiamo perche` le nostre azioni porteranno alla fine a questo Punto Omega (parola coniata dal paleontologo e filosofo radicale Gesuita, Teilhard de Chardin).

Il libro di Tipler sviluppa la cosmologia futura del Punto Omega in dettaglio, e lega le implicazioni trascendenti di questo ragionamento strettamente fisico alle credenze centrali delle maggiori religioni. E` forse il segnale dell'inizio della fine di secoli di separazione tra coloro che studiano la natura delle cose e coloro che ne cercano il significato.

Senso non comune

Nonostante i nostri occhi e le nostre braccia siano in grado di intuire senza sforzo la sollevabilita` di una roccia, l'azione di una leva o il volo di una freccia, la meccanica era misteriosa per gli antichi, che ponderavano il perche` della caduta dei sassi, dell'ascesa del fumo, e del regolare movimento della luna. La meccanica Newtoniana rivoluziono` la scienza formalizzando in modo preciso l'intelligenza di occhi e muscoli, dando all'era Vittoriana una presa mentale sul mondo fisico che era visceralmente soddisfacente. Nel ventesimo secolo, questo approccio del senso comune fu gradualmente esteso alla biologia e alla psicologia. Nel frattempo, la fisica si mosse oltre al senso comune. Bisogno` riformularla perche`, si scopri`, la luce non rientrava nel modello Newtoniano.

In un colpo secco, nozioni di tempo, spazio e realta` intuitive furono infrante, prima dalla relativita`, secondo la quale lo spazio e il tempo variano a seconda del punto di vista, poi piu` seriamente dalla meccanica quantistica, in cui gli eventi perdono la loro esistenza oggettiva. Attraverso una corretta descrizione della meccanica di ogni giorno e di importanti caratteristiche del mondo come la stabilita` degli atomi e la "finitezza" della radiazione del calore, le nuove teorie offendevano il senso comune in modo cosi` clamoroso che causarono persistenti malintesi ed aspri attacchi che continuano al giorno d'oggi. Ma l'insulto continuo`. La relativita` generale, superbamente accurata nel contesto grandi scale e masse, non e` ancora stata conciliata con la meccanica quantistica, superbamente accurata nelle piccole scale e ad immense concentrazioni di energia. Tentativi incompleti di unire le due in una singola teoria presentano possibilita` che eccedono la stranezza delle due teorie di partenza. La stranezza inizia dove finisce il nostro mondo quotidiano. Quando un oggetto viaggia da un punto a un altro, il senso comune insiste che lo fa in modo definito, in un'unica traiettoria. No, dice la meccanica quantistica. Una particella in transito inosservato percorre ogni possibile direzione simultaneamente finche` non viene osservata. L'ambiguita` della traiettoria si manifesta nel tipo di interferenza creata da onde che si propagano e si ricombinano, sommandosi dove si incontrano in fase e cancellandosi dove si incontrano fuori fase. Un fotone, un neutrone o anche un intero atomo inviato ad una serie di dispositivi misuratori attraverso uno schermo con due fessure, manchera` sempre un certo numero di dispositivi perche` le onde delle sue possibili posizioni, passando tra le due fessure, si cancellano in quel punto.

I risultati sperimentali confermarono il punto di vista quantistico del mondo nonostante i riluttanti fisici all'inizio del ventunesimo secolo. La teoria funziona bene nel descrivere cio` che non viene osservato, dove, per esempio, una particella si propaga come un'onda. Non riesce pero` a definire o circoscrivere l'atto dell'osservazione, nel quale la "funzione d'onda" collassa, e la particella appare in una ed una soltanto delle sue possibili posizioni, con una probabilita` data dall'intensita` della sua onda in quella zona. Il collasso potrebbe avvenire quando il misuratore risponde, o quando la strumentazione collegata al misuratore registra, o quando lo sperimentatore annota la misurazione degli strumenti, o anche quando il mondo legge la notizia nei giornali di fisica!

In principio, se non in sostanza, il punto di collasso puo` essere circoscritto: prima del collasso, le possibilita` creano interferenze come onde. Dopo il collasso le possibilita` si sommano semplicemente, dando risultati che soddisferanno il senso comune. Oggetti molto minuti, come neutroni che viaggiano attraverso fessure, creano modelli di interferenze visibili. Sfortunatamente, oggetti massicci e grandi come misuratori di particelle o fisici che osservano producono modelli di interferenza molto, molto piu` piccoli degli atomi, immediatamente sfocati dalla vibrazione termica. Siccome per gli esseri umani il senso comune e` piu` facile della teoria quantica, i fisici di tutti i giorni assumono che il collasso avvenga nonappena possibile, per esempio quando una particella incontra il suo misuratore. Ma questo punto di vista del collasso anticipato puo` avere implicazioni peculiari. Implica che la funzione d'onda possa essere collassata e scollassata ripetutamente in astuti esperimenti che permettano l'annullazione della misurazione attraverso cancellazione deliberata a volonta` dello sperimentatore. Questo yo-yo della funzione d'onda e` meno problematico se si assume che il collasso avvenga piu` a valle, dove non esiste possibilita` di annullare la misurazione. Dove esattamente scompare ogni speranza di annullare la misurazione? Questo punto dipende dal grado di controllo e astuzia dell'esperimento. Einstein era preoccupato dalle implicazioni della meccanica quantistica, ed ideo` esperimenti di pensiero con risultati cosi` assurdi che credette di avere screditato la teoria. Questi risultati assurdi sono oggi osservati in laboratorio ed utilizzati in computer quantistici sperimentali e sistemi di comunicazione crittografica. Molto presto computer quantistici piu` sofisticati renderanno possibile la soluzione di complesse equazioni.

Il senso comune grida che la misurazione debba essere vera quando il risultato viene registrato nella mente dell'osservatore. Questo pensiero ha portato alcuni fisici inclinati alla filosofia a suggerire che sia la coscienza stessa il misterioso processo collassatore di onde che la teoria quantica non riesce ad identificare. Ma anche la coscienza non e` sufficiente a causare il collasso nell'esperimento teorico conosciuto come "L'amico di Wigner". Come il piu` famoso "Schrodinger's Cat", l'amico di Wigner e` chiuso in una cella perfettamente isolante, in un esperimento fisico che ha due possibili soluzioni. L'amico osserva l'esperimento e annota il risultato mentalmente. Al di fuori dalla cella ermetica, Wigner puo` solo descrivere lo stato mentale del suo amico come sovrapposizione delle alternative. In principio queste alternative dovrebbero interferire, in modo che quando la cella venga aperta, l'uno o l'altro risultato venga favorito, dipendentemente dal momento esatto dell'apertura. Wigner concludera` allora che la sua coscienza abbia causato il collasso quando la cella e` stata aperta, ma che la piu` rapida osservazione dell'amico l'avesse lasciata intatta.

Assumere che gli effetti si comportino in maniera quantistica fino ad un certo punto nel quale le loro funzioni d'onda diventino cosi` "annodate" con il mondo che sia impossibile un'inversione, e che a quel punto si comportino in maniera conforme al senso comune, elimina problemi filosofici per la maggior parte dei fisici sperimentali. Crea problemi per i cosmologi, il cui punto focale e` l'intero universo, perche` implica che il mondo e` pieno di funzioni d'onda collassate che circondano osservatori consci. Questi collassi non hanno teoria e non possono essere quantificati sperimentalmente, e quindi rendono impossibile scrivere equazioni per l'intero universo. I cosmologi assumono invece che l'intero universo si comporti come una gigantesca funzione d'onda che si evolve seguendo le regole della quantistica e che non collassi mai. Ma come puo` una funzione d'onda universale in cui ogni particella si propaga all'infinito come onda, essere riconciliata con le esperienze individuali di trovare particelle in qualche particolare posizione?

Molti Mondi

In una tesi di dottorato del 1957, Hugh Everett si pose questa domanda. Data una funzione d'onda che si evolve universalmente, dove la configurazione di un apparato misurante, non meno di quello di una particella, si propaghi sotto forma d'onda attraverso il suo spazio di possibilita`, mostro` che nel caso due strumenti registrino lo stesso evento, la funzione d'onda combinata avra` magnitudine massima in situazioni dove le registrazioni concordano, e si cancellera` in situazioni nelle quali si contraddicono. Quindi, una cresta nella funzione d'onda complessiva rappresenta una possibilita` in cui, per esempio, uno strumento, la memoria di uno sperimentatore e le annotazioni su un blocco note concordano su una misurazione. Eccellente senso comune. Ma la funzione d'onda globale contiene tante creste, ognuna rappresentante un consenso su un diverso esito. Everett mostro` che la meccanica quantistica, privata di problematiche funzioni d'onda che collassano, continua a predirre mondi conformi al senso comune - soltanto moltissimi, e tutti leggermente differenti. Il punto di vista del non collasso divento` popolare come l'interpretazione dei mondi paralleli della quantistica. La sua implicazione che ogni osservazione ramifichi il mondo in piu` o meno 10^100 esperienze diverse sembro` cosi` stravagante e insolente verso il senso comune che fu passionatamente scartata da molti. Sebbene i cosmologi utilizzassero la funzione d'onda universale, il suo collegamento con il mondo di ogni giorno fu ignorato per altri vent'anni.

Recenti astuti esperimenti hanno confermano le predizioni piu` strane della meccanica quantistica e dato credito alla teoria dei mondi paralleli. Il sentiero inizialmente esplorato da Everett e` stato ripercorso ed esteso. Dalla fine degli anni ottanta James Hartle e Murray Gell-Mann hanno investigato le relative nozioni fondamentali di misurazione e probabilita`.
Everett dimostro` che le regole convenzionali per collassare la funzione d'onda in probabilita` di risultati di misurazione da fuori di un sistema sono conformi a quello che verrebbe segnalato dall'osservatore all'interno - in ogni sua versione - quindi rimuovendo il bisogno di un "di fuori" o di un collasso. Non tento` pero` di spiegare come queste peculiari misurazioni si verificassero. Gell-Mann e Hartle si pongono questa difficile domanda. Sono lontani da una risposta finale, ma il loro lavoro finora mostra quanto speciale - o illusorio - il mondo dei sensi sia in realta`.

Hartle e Gell-Mann notano che se provassimo ad osservare e ricordare gli eventi su scale il piu` dettagliate possibili - circa 10^-3 centimetri, molto al di fuori delle nostre capacita` odierne - l'interferenza di tutti i mondi possibili presenterebbe un caos senza una struttura definita, senza spazio calmo per registrare memorie, in effetti senza un tempo costante. Visto su scala piu` larga, 10^-15 cm, il mondo submicroscopico toccato dalla fisica ad alta energia di oggi, la maggior parte del caos passa inosservata, e i molteplici mondi si mescolano, cancellando le possibilita` piu` strane, lasciando quelle in cui le particelle possono esibire esistenza e moto quantificabili, anche se "nervosi" ed imprevedibili, attraverso un vuoto che ribolle di effimera energia virtuale. Gli oggetti di tutti i giorni hanno le ordinate e prevedibili traiettorie del senso comune solo perche` i nostri flebili sensi sono ancora piu` grezzi, con una risoluzione massima di 10^-5 cm. A scale ancora piu` larghe, gli eventi che consideriamo interessanti sono sfocati fino all'invisibilita`, e l'universo e` sempre piu` noioso e prevedibile. Alla scala piu` larga, la materia dell'universo e` cancellata dall'energia negativa nei suoi campi gravitazionali (che acquistano forza rilasciando energia, con la caduta della materia verso un punto centrale), e complessivamente non esiste nulla.

Nessuna teoria spiega ancora la nostra esistenza e le nostre esperienze, ma ci sono indizi. Piccoli universi simulati nei computer di oggi sono spesso caratterizzati da leggi regolabili, che governano l'interazione di regioni vicine. Se le interazioni sono rese molto deboli, la simulazione si congela velocemente in uno stato di tranquilla uniformita`, se sono rese molto forti, lo spazio simulato ribolle in un intenso caos. Tra gli estremi esiste un sottile confine del caos con abbastanza movimento da creare strutture interessanti e abbastanza pace da lasciarle persistere e interagire. Spesso tali universi di mezzo possono contenere strutture che usano informazioni registrate per costruire altre cose, incluse copie perfette o imperfette di se, supportando quindi l'evoluzione Darwiniana. Se la fisica offre una gamma di intensita` interattive, non ci dovrebbe sorprendere il fatto che ci troviamo ad operare al confine liquido del caos, perche` non potremmo funzionare, e non ci potremmo essere evoluti, nell'immobile ghiaccio o nel fuoco informe.

Quello che e` strano, nella gamma Gell-Man Hartle, e` che non esiste un regolatore esterno che controlli l'intensita` dell'interazione, ma varie interpretazioni di una singola realta` di base, fatte da osservatori che sono parte dell'interpretazione. E` la stessa autointerpretazione che abbiamo incontrato quando parlavamo di osservatori all'interno di simulazioni. Siamo chi siamo, nel mondo che percepiamo, perche` ci vediamo cosi`. Ci sono quasi sicuramente altri osservatori nella stessa regione della funzione d'onda che vedono le cose in modo completamente differente, per i quali siamo soltanto rumore senza significato.

La somiglianza tra i mondi parallelli di Everett e i mondi possibili del nostro discorso filosofico puo` essere ulteriormente rafforzata. Nalla quantistica dei mondi parallelli, le costanti fisiche, tra le altre cose, hanno valori fissi. La gravita`, in oggetti quali i buchi neri, rompe le regole, e una completa teoria quantistica della gravita` potrebbe predirre mondi largamente in eccesso della gamma di Everett - e chi sa quali potenti dettagli si nascondono qualche passo piu` avanti? Potrebbe darsi che, sbucciando questi strati d'interpretazione uno ad uno, la fisica offrira` meno e meno limitazioni sulla natura delle cose. La regolarita` che osserviamo potrebbe essere soltanto un riflesso di noi stessi: dobbiamo percepire il mondo in maniera compatibile alla nostra stessa esistenza - con una forte direzione temporale, affidabili leggi della probabilita`, dove la complessita` puo` evolversi e persistere, dove le esperienze possono venire accumulate in memorie affidabili, e dove i risultati delle azioni siano prevedibili. I figli della nostra mente, con l'abilita` di manipolare la loro stessa sostanza e struttura alle scale piu` minute, potranno probabilmente trascendere la nostra ristretta veduta di "cio` che e`".

Mettere in dubbio la realta`

Come organismi evolutisi in stagni dalle calme correnti, che migrano in oceani gelati o ardenti giungle sviluppando metabolismi, meccanismi e comportamenti efficaci in questi ambienti piu` duri e vasti, i nostri discendenti potranno escogitare maniere per avventurarsi oltre ai confini di cio` che consideriamo realta`, all'interno dei tomi arbitrariamente strani della Libreria del Possibile. Le loro tecniche avranno tanto significato per noi quanto le biciclette ne hanno per i pesci, ma ci e` forse possibile prendere la nostra immaginazione, così impedita dal senso comune, ed estenderla abbastanza da dare un piccolo sguardo in questo strano territorio.
Le quantita` fisiche come la velocita` della luce, l'attrazione delle cariche elettriche e la forza di gravita` sono per noi la fondazione sulla quale tutto e` costruito. Ma se siamo il prodotto di un'autointerpretazione, questa stabilita` potrebbe semplicemente riflettere la delicatezza della nostra costruzione - la nostra biochimica non funzionerebbe correttamente se le costanti fisiche variassero, e cesseremmo quindi di esistere. Per la stessa ragione, le regole devono essere state costanti per molto tempo, affinche` l'evoluzione potesse accumulare i nostri intricati meccanismi interni.

I nostri discendenti artificiali potranno essere piu` flessibili. Portanno forse costruire corpi adattabili per piccoli cambiamenti, per esempio, della velocita` della luce. Un individuo che adattasse il suo corpo ad una velocita` della luce leggermente piu` alta, si troverebbe in un universo fisico appropriatamente alterato, poiche` non potrebbe esistere in nessun altro universo. Sarebbe un viaggio di sola andata. Vedrebbe i suoi amici, nei loro corpi normali, morire in un colossale spettacolo di fuochi d'artificio, poiche` le loro molecole e i loro atomi diventerebbero instabili e si disintegrerebbero. Anche ripristinando la sintonia del suo corpo per la normale velocita` della luce non potrebbe ricreare la continuita` di vita e sostanza. Nell'universo di partenza tutto resterebbe normale, ma gli amici assisterebbero ad uno strano suicidio mediante risintonizzazione del corpo. Tali separazioni permanenti occorrono in altre situazioni. La teoria dei mondi paralleli per esempio richiede che tali separazioni avvengano ad ogni misurazione registrata. La relativita` generale offre orizzonti degli eventi. Un osservatore che cade in un buco nero e` esposto ad un universo precedentemente inaccessibile nell'istante in cui perde la possibilita` di uscirne.

Visitare strani mondi, dove le affidabili prevedibilita` del senso comune vengono meno, e` probabilmente troppo difficile per le tecniche immaginarie che abbiamo esaminato. Il fallimento di ogni tentativo di risintonizzare un corpo, a causa di fluttuazioni meccaniche o altri effetti, e` molto piu` probabile di un ipotetico cambio delle costanti fisiche. Nonostante cio`, una volta che i nostri discendenti eserciteranno potere completo su di estese regioni dell'universo, potranno forse orchestrare i delicati cambiamenti necessari per navigare deliberatamente tra le possiblita`, forse in impegnative ma potenti regioni plasmate da interrelazioni piu` ricche di quelle della materia, del tempo e dello spazio. Il viaggio nel tempo, una tecnologia molto al di fuori della nostra portata ma non fisicamente impossibile secondo le attuali teorie, potrebbe rappresentare il nostro primo passo in questo spazio illimitato.

Finche` morte non ci separi

Non siamo ancora in grado di lasciare il mondo fisico in direzioni volute, ma siamo destinati a lasciarlo molto presto in modo incontrollato quando moriremo. Ma perche` sembriamo cosi` saldamente incatenati alle semplici leggi fisiche del mondo materiale prima della morte? Questa e` una domanda fondamentale se si accetta che tutti i mondi possibili siano ugualmente reali. I programmi di intelligenza artificiale, che ricreano lo stato psicologico del sistema nervoso senza simularne nei dettagli la sostanza fisica, e le realta` virtuali, che permettono effetti magici non fisici come il teletrasporto, suggeriscono che la nostra coscienza possa esistere in molti mondi possibili che non seguono le nostre leggi fisiche. Il perche` il nostro universo sembri cosi` saldo nel rispettare le leggi della fisica non e` quasi mai stato discusso in modo scientifico. Ma la risposta potrebbe essere collegata all'osservazione di Einstein che la matematica sembra irragionevolmente efficace nel descrivere il mondo fisico. Questa irragionevolezza si presenta nella probabile realizzabilita` dell'imperativo scientifico di formulare una "Teoria di Tutto", una semplice equazione differenziale la quale soluzione implichi il nostro intero universo e tutto cio` che contiene.

Nella nostra esperienza quotidiana, ci e` piu` probabile incontrare un numero piccolo (per esempio il "5") che un numero molto grosso (come il "53783425456"). Il numero piu` grande richiede che molte piu` cifre siano simultaneamente al posto giusto, ed e` di conseguenza molto meno improbabile. Allo stesso modo, anche se ci e` possibile esistere in molti universi differenti, e` piu` probabile che ci troviamo in quelli piu` semplici, che richiedano il minor numero di coincidenze. La grandezza e longevita` dell'universo, le sue leggi fisiche, e la nostra lunga evoluzione potrebbero essere le condizioni piu` semplici che permettano di produrre la nostra mente.

La nostra coscienza si trova ora dipendente dall'operazione di migliaia di miliardi di cellule squisitamente adattate alle leggi fisiche nelle quali ci siamo evoluti. Continua da momento a momento in maniera piu` semplice se queste leggi continuano ad operare come hanno fatto nel passato. Non stupiamoci dunque se sono costanti. Nello spazio di tutti i possibili universi, siamo ristretti al solito vecchio universo. Finche` siamo vivi.

Quando moriremo, le regole cambieranno sicuramente. Le nostri menti e i nostri corpi cesseranno di funzionare nella solita maniera, e sempre piu` combinazioni e coincidenze saranno necessarie per continuare a supportare la coscienza. Perderemo i nostri legami alla realta` fisica ma, nello spazio di tutti i possibili mondi, questa non puo` essere la fine. La nostra coscienza continuera` ad esistere in alcuni di essi, e ci troveremo sempre in mondi dove esistiamo e mai in mondi dove non esistiamo. Non posso predire la natura del mondo piu` semplice - dopo il nostro - che ci puo` ospitare, dopo avere abbandonato la realta` fisica. Forse la realta` fisica si allarghera` quanto e` necessario per permettere che la nostra coscienza continui. Ci troveremo in un nuovo corpo, o senza corpo? Probabilmente il nuovo mondo dipendera` piu` dai dettagli della nostra stessa coscienza, rispetto al vecchio mondo. Forse la continuazione piu` semplice sara` di essere ricostruiti nelle menti di successori superintelligenti, o forse in mondi di sogno (o programmi di intelligenza artificiale) dove domineranno regole psicologiche anziche` fisiche. I figli della nostra mente probabilmente riusciranno a navigare le alternative sempre piu` facilmente. Per noi, ora, appena coscienti, rimane un salto nel buio. Le parole di Shakespeare, nel famoso soliloquio di Amleto, rimangono vere:


Morire... addormentarsi: nulla più.
E con un sonno dirsi di por fine
alle doglie del cuore e ai mille mali
che da natura eredita la carne.
Questa e la conclusione
che dovremmo augurarci a mani giunte.
Morir... dormire, e poi sognare, forse...
Già, ma qui si dismaga l'intelletto:
perche dentro quel sonno della morte
quali sogni ci possono venire,
quando ci fossimo scrollati via
da questo nostro fastidioso involucro?
Ecco il pensiero che deve arrestarci.
Ecco il dubbio che fa così longevo
il nostro vivere in tal miseria.
Se no, chi s'indurrebbe a sopportare
le frustate e i malanni della vita,
le angherie dei tiranni,
il borioso linguaggio dei superbi,
le pene dell'amore disprezzato,
le remore nell'applicar le leggi,
l'arroganza dei pubblici poteri,
gli oltraggi fatti dagli immeritevoli
al merito paziente,
quand'uno, di sua mano, d'un solo colpo
potrebbe firmar subito alla vita
la quietanza, sul filo d'un pugnale?
E chi vorrebbe trascinarsi dietro
questi fardelli, e gemere e sudare
sotto il peso d'un'esistenza grama,
se il timore di un "che" dopo la morte
- quella regione oscura, inesplorata,
dai cui confini non v'è viaggiatore
che ritorni - non intrigasse tanto
la volontà, da indurci a sopportare
quei mali che gia abbiamo,
piuttosto che a volar, nell'aldilà,
incontro ad altri mali sconosciuti?
Ed e così che la nostra coscienza
ci fa vili; e così che si scolora
al pallido riflesso del pensiero
il nativo colore del coraggio,
ed alte imprese e di grande momento,
a cagione di questo, si disviano
e perdono anche il nome dell'azione.



Estropico