Ecocatastrofismo

L'ecocatastrofista ha torto, ma se accetta la soluzione nucleare gli si potrebbe anche dare ragione

Di Carlo Pelanda  

Lo scenario delle Nazioni Unite (Icpp) sul riscaldamento globale è migliorato: nel 2001 prevedeva entro il secolo un aumento del livello del mare dai 9 agli 88 centimetri mentre nel 2007 è tra i 18 e 59, picco ribassato. Il contributo dei gas serra all'incremento delle temperature era stimato attorno al 70 per cento, ora è del 95 per cento.   

Potremmo ridere chiedendoci dove sono le emissioni su Giove visto che anche la sua temperatura media sta aumentando. I gas serra che evitano la dispersione del calore terrestre nello spazio (warming) aiutano anche a ridurre la temperatura filtrando l'irradiazione (dimming): se il sole scalda di più dovremo emettere più peti per raffreddare la Terra. Il tono scherzoso potrebbe continuare svelando il giochino dell'ecocatastrofismo: doto di valore le emissioni convincendo l'opinione pubblica che sono la causa principale dell'ecopericolo per poi gestirne il mercato e farci soldi. Ma è improduttivo scherzare sulla materia perché è emerso un problema molto grave.   

Gli studi climatologici stanno mostrando che il pianeta cambia spesso e repentinamente. Dodicimila anni fa i mari erano di cento metri più bassi e i ghiacci estesi e poi di colpo i secondi si sono sciolti. Quanto velocemente? Non si sa, ma l'onnipresenza del diluvio negli antichi testi fa pensare. Come lo fa il trovare (se vero) l'erbetta nello stomaco di mammuth congelati nel permafrost siberiano.   

Il dato è che gli insediamenti umani si sono adattati a una configurazione del pianeta che non è stabile e che questi sono vulnerabili a variazioni ambientali estreme, piuttosto probabili. Un'eruzione vulcanica potrebbe far durare l'inverno per decenni. Una variazione dell'orbita potrebbe desertificare o ghiacciare tutto in poco tempo. Come evitare catastrofi? Lo stato della tecnologia non permette di sperare di controllare, nei prossimi secoli, la fisica terrestre e del sistema solare. Ma promette di poter ridurre la vulnerabilità degli habitat alle variazioni climatiche isolandoli da queste. In mezzo al ghiaccio o nel deserto, se climatizzata una città lavora lo stesso.   

Il punto da cui partire allora è che, pur essendo risibile, l'ecocatastrofismo sollecita attenzioni utili per avviare la strategia di artificializzazione. Facciamo un test: il modo più serio per ridurre le emissioni è quello di generare più energia attraverso il nucleare e meno utilizzando gli idrocarburi. Avere più energia a basso costo è il supporto di base per ogni sistema di ecologia artificiale (ciclo dell'acqua attraverso la desalinizzazione; città totoclimatizzate, reingegnerizzazione del territorio eccetera). Se i verdi e gli ecocatastrofisti sosterranno la soluzione nucleare noi razionali non li sbertucceremo più. Voltiamo pagina: contratto?  

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