La prospettiva dell'immortalità
di Robert Ettinger

La versione originale, in inglese, sul sito del Cryonics Institute: The prospect of immortality

Robert Ettinger
Si ringrazia l'autore per il permesso alla pubblicazione.

L'autore - Robert C. W. Ettinger, cominciò ad occuparsi della conservazione di corpi umani a basse temperature nel 1948, ma tali idee cominciarono a circolare negli Stati Uniti solo nei primi anni sessanta, con la pubblicazione del suo "La prospettiva dell'immortalità". Da allora, Ettinger ha fondato il Cryonics Institute, una delle due principali organizzazioni crioniche internazionali e la pratica da lui inventata, la crionica, ha lentamente attirato l'attenzione di un numero crescente di persone - ad oggi sono alcune centinaia coloro che hanno organizzato la propria "sospensione crionica". "La prospettiva dell'immortalità" ha ormai trent'anni, ma resta un testo fondamentale per chiunque sia interessato alla crionica.

In Italia, "The Prospect of Immortality" è stato pubblicato nel 1967 con il titolo ""Ibernazione nuova era". La traduzione qui presentata adotta invece un titolo più fedele all'originale e meno atto a causare confusione (un animale in ibernazione, infatti, e nonostante gli ovvi paralleli, è in una condizione profondamente diversa da quella un paziente in sospensione crionica).

Prefazione - di Jean Rostand dell'Academie Francaise
Prefazione - di Gerald J. Gruman del Lake Erie College
Introduzione - La maggior parte degli individui ora viventi ha buone probabilita' di continuare a vivere fisicamente anche dopo la morte...
1. Morte surgelata, sonno surgelato e alcune conseguenze
2. Gli effetti del surgelamento e del raffreddamento
3. Riparazione dei danni e ringiovanimento
4. Gli interrogativi di oggi
5. Crionica e religione
6. La crionica di fronte alla legge
7. L'economia dell'immortalità
8. Il problema dell'identità
9. Cosa fare con l'immortalità
10. Morale, usi e costumi di domani
11. Come sarà una società fondata sulla crionica?

  Prefazione
di Jean Rostand dell'Academie Francaise

Circa un secolo fa, lo scrittore francese Edmond About, da molti considerato uno dei  precursori della fantascienza, pubblicò un racconto breve dal titolo “L'uomo dall'orecchio rotto” (“The Man with the Broken Ear”), la storia di un professore di biologia che disidrata un uomo per  risuscitarlo dopo una "sospensione della vita" di alcuni decenni.

Nel 1861 tutto ciò era pura fantasia, ma oggi sembra sempre più una profezia: alla luce di recenti sviluppi scientifici, un simile metodo per la preservazione di un essere umano non sembra più così assurdo.

Rahn De Becquerel ed altri hanno dimostrato che nel caso di certi animali (rotiferi, tardigradi e anguille) e di alcuni microbi, nonché dei semi di certi ortaggi, è possibile sospendere ogni attività biologica per lunghi periodi di tempo riducendone la temperatura fino ad arrivare in prossimità dello zero; disgelandoli, è poi possibile un ritorno alle funzioni di vita normali. Inoltre, alcuni ricercatori riferiscono di avere osservato simili "risurrezioni" anche in animali superiori; nessun esperimento è riuscito su un animale completo, ma con questi metodi sono stati congelati e fatti rivivere vari tessuti e persino organi interi. Anche gli spermatozoi di certi mammiferi, trattati con agenti protettivi, hanno potuto resistere per alcuni mesi alla temperatura dell'azoto liquido senza perdere la loro normale motilità e capacità di fecondare [oggi, naturalmente, è pratica di tutti i giorni congelare sperma ed embrioni umani per successivi impianti. Recentemente, anche gli ovuli si sono aggiunti alla lista di tessuti umani che possono essere conservati a basse temperature per lunghi periodi di tempo - NdT]. In un esperimento, un cuore di pollo conservato a basse temperature e trattato con specifici agenti protettivi, è tornato a battere una volta riportato a temperatura normale.

Non è quindi da escludere che futuri esperimenti ancora più complessi avranno successo. Non è più possibile rifiutare la possibilità che un giorno, anche se potrà richiedere ancora molto tempo, potrebbe essere possibile congelare e resuscitare un essere umano. Questa è certamente l'opinione di M. Louis Hey, uno dei biologi più competenti in questo campo. Egli scrive:

"Esistono buoni motivi per pensare che, grazie a future ricerche, potremo superare gli ostacoli che separano gli organismi superiori da tardigradi e rotiferi; tale sviluppo ci permetterà anche di sospendere le attività vitali essenziali, forse a tempo indefinito" (Conservatism de la vie par le froid. Hermann, 1959).

Ne “L'uomo dall'orecchio rotto”, Edmond About immagina, con un certo umorismo, alcune conseguenze per la società in seguito all'arrivo della biostasi per esseri umani.  

"Gli ammalati dichiarati incurabili dagli ignoranti scienziati del diciannovesimo secolo non avevano più di che preoccuparsi. Venivano essiccati per poi attendere in pace, in fondo ad una cassa, che i dottori trovassero un rimedio per la loro malattia".

Robert Ettinger, l'autore di “La prospettiva dell'immortalità”, si spinge crucialmente più avanti rispetto allo scrittore francese: propone infatti di conservare non solo gli ammalati incurabili, ma i morti stessi. In realtà, secondo Ettinger, i morti dovrebbero essere considerati come individui "temporaneamente incurabili", come individui che una scienza più avanzata potrebbe un giorno resuscitare, riparando i danni causati da malattia,  incidente o vecchiaia - qualunque sia stata la causa della loro morte. Il tipo di  conservazione da lui suggerito consiste nel surgelamento (tramite immersione in elio o azoto liquido); questo metodo causerebbe dei danni, ma la scommessa è che la scienza di domani troverà il modo di riparare anche tali danni.

Presto potremmo essere in grado di congelare un essere organismo umano senza danneggiarlo. Quando ciò sarà possibile, dovremo sostituire i cimiteri con dormitori, così che ognuno di noi possa avere una speranza di ottenre qull'immortalità che lo stato attuale della ricerca scientifica sembra promettere. Oggi tutto ciò sembrerà una possibilità remota, e nessuno più di Ettinger se ne rende conto, ma la sua intuizione è che non abbiamo nulla da perdere e, forse, tutto da guadagnare. In un certo senso la situazione è simile ad una scommessa di Pascal basata sulla fede nella scienza. Certamente, decidere di lasciare che tutti i cadaveri rimangano tali appare un'assurda follia, una volta confrontati con la visione di Ettinger.

E' importante realizzare che Ettinger, nella parte strettamente biologica del libro, porta il discorso alle sue logiche conclusioni partendo da premesse inconfutabili. Il pronunciarsi sulla fattibilità immediata del programma illustrato nel libro non è certo il ruolo di chi ne scrive la prefazione. Ettinger stesso si rende pienamente conto che l'intero piano non può essere attuato da un momento all'altro, ma il suo messaggio è che dobbiamo comunque agire: un giorno, tale programma sarà realizzato, ma per ogni giorno che lasciamo passare senza agire, migliaia di esseri umani vanno incontro ad un inutile oblìo.

Ad ogni modo, il libro di Ettinger è sicuramente un affascinante e stimolante tonico, ricco di opinioni originali, specialmente nel campo dell'identità personale dell'individuo. Merita di essere letto e considerato.

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  Prefazione
di Gerald J. Gruman del Lake Erie College

Leggendo questo libro, ho ripensato a quell'uomo d'affari belga che, durante i primi giorni della seconda guerra mondiale, avendo sentito parlare della possibilità di una fissione atomica, fece al Congo una grossa ordinazione di uranio che poi accantono' in un deposito vicino a New York, proprio in tempo per impiegarlo nella costruzione della bomba atomica (Edgard Sengier, vincitore della U.S. Medal of Merit e presidente fondatore della Union Minere du Haut Katanga, vedi "The New York Times" 7-30-63:29). Devo confessare che se mi dedicassi a speculazioni economiche mi metterei subito a fare incetta dell'attrezzatura necessaria all'attuazione del progetto dell'Ettinger.

Al contrario di quanto avvenne per la bomba atomica, le proposte di Ettinger sono dettate dal desiderio di giovare all'umanità e questo e' vero a tal punto che i lettori possono meravigliarsi del fatto che scienziati e medici non impieghino le tecniche delle basse temperature ("criobiologia") per tentare di allungare la vita  umana. A cio' bisogna aggiungere che molto spesso, purtroppo, intercorre un ritardo tra le scoperte di laboratorio degli uomini di scienza e l'applicazione pratica di queste scoperte a vantaggio dell'umanita'. Nel 1928, per esempio, Sir Alexander Fleming scoprì che la penicillina aveva una notevole efficacia microbicida, ma poiché egli non aveva la somma di denaro necessaria per preparare una quantita' considerevole della sostanza, non se ne fece nulla fino a che le grandissime perdite di uomini della II guerra mondiale stimolarono una ricerca basata sulla collaborazione tra il governo e il mondo degli affari, in Inghilterra e in America. Dal 1944, il farmaco compì miracoli in campo medico; ma come giustificare il lungo intervallo tra il '28 e il '44? Nessuno può' calcolare quanto questi quindici anni siano costati in sofferenze umane. E' accaduta la stessa cosa con altre innovazioni essenziali: i primi anestetici furono ottenuti all'inizio dell'Ottocento, ma passarono quaranta e piu' anni prima che gli interventi chirurgicipotessero essere compiuti senza dolore; fu necessaria una lotta ancora piu' lunga prima che potessero godere di questo beneficio anche le partorienti.

Molti altri esempi potrebbero illustrare quello che, a parer mio, e' il maggior pregio del libro di Ettinger: egli tenta di gettare un ponte tra il mondo dei laboratori di ricerca e quello della pratica quotidiana, poiche' ha trovato qualcosa che potrà essere di grande vantaggio per l'umanita'. L'autore ha passato anni interi esaminando la letterature tecnica con estrema attenzione e senso di responsabilità per prepararsi a un ruolo essenziale: quello di stimolare gente di ogni classe sociale a esigere dalla scienza un nuovo servigio che essa può offrire e di smuovere la coscienza di medici, di giuristi, di uomini d'affari e di politici. Ettinger sente che cio' per cui si batte sara' un giorno pienamente realizzato (fino a un certo punto questa realizzazione e' già in atto), ma vuole essere sicuro che cio' accada al piu' presto possibile e nel migliore dei modi. Per questo l'Ettinger scrittore ha adottato uno stile stimolante pieno di ottimismo, giustificato, secondo me, da una profonda conoscenza dei procedimenti fisici, chimici e biologici di cui tratta e da una caparbia valutazione delle realtà tecniche e sociali contemporanee.

In cosa consiste questa rivoluzionaria conquista della scienza? Eccola in breve: se un uomo muore oggi non dobbiamo più' seppellirne o cremarne il cadavere, poiché si spera che conservandolo a temperatura molto bassa, i medici del futuro saranno in grado di resuscitarlo e curarlo. E se qualcuno ha una malattia "incurabile", non si deve più lasciare che soccomba: e' preferibile conservare il malato a bassa temperatura fino a quando saranno disponibili migliori tecniche mediche, o si scoprira' una cura. Per quanto riguarda le basi scientifiche e mediche di questo concetto, abbiamo la fortuna di possedere la eccellente prefazione del dottor Rostand, noto in tutto il mondo sia per le sue ricerche di laboratorio sia per la sua profonda conoscenza degli aspetti sociali e filosofici della scienza. Come afferma Ettinge, il dottor Rostand fu il primo a far notare nel 1946 l'azione protettiva svolta dal glicerolo nel processo di congelamento delle cellule animali. E' anche importante sottolineare che lo scienziato inglese A.S. Parkes, nel cui laboratorio il fenomeno del glicerolo fu riscoperto indipendentemente nel 1948, si e' espresso anch'egli in modo favorevole circa la possibilità di una preservazione crionica del corpo per un periodo di tempo indefinito (G.E.W. Wolstenholme e M.P. Cameron editori: Ciba Foundation Colloquia on Aging, Vol. I, Boston 1955: 162-69.)
Ettinger e' l'ultimo rappresentante di una celebre tradizione americana che risale a Benjamin Franklin. Questo filosofo, scienziato, uomo di stato, al quale si devono tante invenzioni in campo pratico, predisse nel 1780 che il progresso scientifico sarebbe stato capace di fornire mezzi atti a prolungare la vita oltre i mille anni. Franklin ere entusiasta delle scoperte del suo tempo, quali il parafulmine (di sua invenzione), la vaccinazione antivaiolosa, la locomotiva, il volo umano con palloni aerostatici, etc, e avrebbe ardentemente desiderato vedere i progressi del futuro.

In una lettera a uno scienziato francese egli espresse il desiderio di poter essere risvegliato dopo cento anni per poter constatare l'evoluzione avvenuta in America. Anche il grande chirurgo inglese John Hunter ebbe una idea simile, augurandosi di tornare in vita per una anno ogni cento.

Benjamin Fanklin si intresso'  molto a fondo anche di esperimenti di resurrezione di persone apparentemente "morte" per annegamento o elettrocuzione; in effetti tutta la cultura del diciottesimo secolo fu affascinata da questo genere di esperienze.

I principali pionieri nell'arte di far resuscitare i "morti" furono i membri delle Società Umanitarie fondate in Europa e negli Stati Uniti dopo il 1767 (per quanto riguarda le Società Umanitarie, vedi l'articolo di E.H. Thomson: "Bulletin of the History of Medicine", 37:43-51 - 1963). Questi dovettero affrontare lo scherno e il ridicolo, poiche' tra la gente ignorante e superstiziosa i tentativi di salvare le vittime dell'annegamento o gli uomini imprigionati nelle miniere di carbone, erano considerati pazzeschi. Ma più che un medico si voto' consapevolmente alla causa, e anche illuminati membri di sette religiose la spalleggiarono; i quaccheri di Filadelfia appoggiarono le riforma, e anche John Wesley, il grande metodista, fu invitato a prender parte a questa campagna. In un sermone del 1789, un ministro delle chiese anglicane concludeva affermando che le Società Umanitarie erano degne della sua benedizione poiche' "la loro unica ricompensa consiste nella santa gioia di fare il bene". Se noi oggi siamo fieri della Croce Rossa e dei successi medici ottenuti con la respirazione artificiale, col massaggi cardiaco, con le banche del sangue e con gli altri metodi impiegati per tentare di far rivivere i "morti", dovremmo riconoscere che Ettinger opera nella stessa direzione e merita il nostro appoggio incondizionato.

Fra i maggiori meriti di questo libro c'e' l'aver posto in discussione il problema della natura della morte, anche se questa e' soltanto una delle ragioni che dovrebbero indurre i medici a leggerlo attentamente. Si ha la tendenza ad accettare come assoluti, a non sottomettere a indagine critica, concetti come "danno irreparabile", "morte biologica", etc, e a sottovalutare l'insidia delle classificazioni mentali rigide, l'insidia cioè di una deformazione intellettuale altrettanto diffusa e ostruttiva quanto l'indurimento delle arterie.
Questa e' una delle cose che più' utilmente si possono dire del testo di Ettinger. Egli combatte molti di tali preconcetti con ammirevole tenacia e i medici trarranno beneficio dalla sua critica intelligente a ipotesi troppo spesso date per dimostrate. Così facendo, Ettinger contribuisce ad aprire strade nuove al pensiero umano, e insegna a sfuggire alle remore che si frappongono all'utilizzazione delle scoperte della criobiologia, sia nel settore della ricerca scientifica che in quello dell'applicazione pratica.

Naturalmente ci sono dei punti, pochi e di secondaria importanza, sui quali potrei anche non essere completamente d'accordo con Ettinger. Ma queste riserve non mi impediscono di riconoscere la logica indiscussa delle sue impostazione e la validita' delle sue intuizioni su alcuni dei problemi più' difficili per l'uomo moderno. Credo che tanto i critici che i comuni lettori, una volta impossessatisi del pensiero fondamentale del libro non solo non se ne dimenticheranno più', ma cercheranno di approfondirlo per loro conto e di tradurlo in atto.

Recentemente abbiamo sentito parlare parecchio (e ce ne siamo vergognati) delle pratiche funerarie, costose e grottesche, che passano sotto la definizione di "sistema di morte americano".

Questo volume propone, invece, un nuovo sistema americano per sopravvivere, e l'esigenza che la nostra enorme, inesausta capacita' tecnologica sia impiegata ad esaltare, in maniera consapevole e pratica, la nostra schietta fede nella bellezza e nel valore della vita e della salute, e nella dignità' incommensurabile della persona umana.

Concludo ricordando un aneddoto su Benjamin Franklin. Dopo essere stato prodigiosamente salvato da un naufragio e dopo che ebbe dato sfogo ai suoi sentimenti di gratitudine, gli fu chiesto se avesse l'intenzione di costruire una cappella votiva, a ricordo dell'evento. "Assolutamente no," rispose "faro' invece erigere un faro!" E' mia fondata opinione che anche Ettinger abbia costruito un faro, destinato a illuminare il futuro. I suoi improvvisi bagliori hanno spaventato qualcuno; altri esamineranno con curiosità' l'insolito e inaspettato modo in cui le vecchie prospettive e i vecchi punti di riferimento sono stati spostati. Ma agli attristati e sconsolati testimoni della pazzesca "assurdità'" della morte, su un campo di battaglia o nella squallida corsia di un ospedale, questa luce apparirà' come una calda fonte di speranza per un mondo da tanto tempo in attesa.

  Introduzione

La maggior parte degli individui ora viventi ha buone pobabilità di continuare a vivere fisicamente anche dopo la morte, nonché una discreta possibilità, fondata su basi scientifiche, che i corpi surgelati ritornino alla vita e alla giovinezza.

Questa prospettiva rappresenta la più grande promessa, e probabilmente anche il più grande problema, di tutta la storia, compresa l'era dell'energia nucleare; tuttavia, sembra in pratica passata inosservata.
Questo libro si ripromette di convincere dapprima un notevole numero di scienziati e di profani intelligenti e infine il mondo intero, che la prospettiva dell'immortalità non è un'oziosa congettura.

Essa rappresenta piuttosto una questione "vitale" sia in senso letterale che translato; una questione che potrebbe scuotere fin nelle fondamenta ogni aspetto della vita personale e nazionale, e che richiede urgentementel'intervento di noi tutti in quanto individui.

Il libro cercherà prima di tutto di dimostrare che l'immortalità, nel senso di vita continuata all'infinito, è tecnicamente possibile, non solo per i nostri discendenti, ma anche per noi stessi; in secondo luogo, che essa è praticamente attuabile e non desta nessun nuovo problema insormontabile; infine che ciò è auspicabile sia dal punto di vista dell'individuo sia da quello della società.

Chiediamo scusa agli scienziati se facciamo di quando in quando delle pause per spiegare un termine tecnico o chiarire un concetto, e speriamo anche che il profano non trovi qualche parte della discussione troppo tecnica: il libro vuol farsi capire da tutti, compresi i normali lettori.

Quest'opera tende ad un certo ottimismo e la presentazione, più che obiettiva, è entusiasta. Tuttavia è stato compiuto conteporaneamente uno sforzo coscienzioso per mantenere una netta distinzione tra fatti e opinioni. Preghiamo il lettore di non accettare passivamente nulla che non sia chiaramente definito. I fatti riferiti, quando non universalmente noti, sono sostenuti ricorrendo a pareri autorevoli. Naturalmente le opinioni avranno valore diverso, a seconda dell'autorità delle persone citate ed è qui che il profano si troverà in posizione di svantaggio: tuttavia potrà sempre approfondire e documentarsi qualora abbia qualche perplessità. Il numero tra parentesi indica il riferimento bibliografico che si trova in fondo al libro.
Nel primo capitolo sono trattati brevemente dgli argomenti di base, insieme con una visione generale di tutti i problemi connessi. Nei capitoli seguenti i vari punti vengono ulteriormente sviluppati.

Capitolo 1. Morte surgelata, sonno surgelato e alcune conseguenze



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